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Per il quarto anno consecutivo la Giuria Interfedi – quest’anno composta da Sergio Velluto in qualità di presidente ( in rappresentanza della chiesa valdese), Manuel Disegni (comunità ebraica) e Beppe Valperga del Comitato Interfedi – ha conferito il «Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità», alla pellicola presentata in occasione del 34° Torino Film Festival (Tff), che ha saputo «esprimere con maggior efficacia» il rispetto delle minoranze, il superamento delle discriminazioni, i valori della laicità, della tolleranza, della libertà e della responsabilità individuale.

Il premio Interfedi è stato istituito nel 2013, per iniziativa della chiesa valdese, della comunità ebraica di Torino e con il patrocinio del Comitato Interfedi, che riunisce rappresentanti cristiani (di tutte le confessioni), ebrei, induisti, musulmani, buddisti e mormoni.

Quest’anno il Premio Interfedi è stato assegnato al film «Avant les rues» (Canada, 2016) di Chloè Leriche, con la motivazione: «In una realtà di disagio e di emarginazione, lontana dalla cronaca di tutti giorni, una comunità solidale riesce a sostenere uno dei propri giovani che si trova in una situazione difficile. La minoranza indigena canadese, in cui anche le donne hanno un ruolo importante e non scontato, trova anche nella propria spiritualità la risorsa cui attingere».

La menzione Speciale di Interfedi è andata a: «Spectres Are Haunting Europe» (Grecia/Francia, 2016) di Maia Kourkouta e Niki Giannari con la motivazione: «Per il contenuto di stretta attualità e la forma originale con cui è stato trattato».

«La presenza di una Giuria interreligiosa all’interno del Festival di Torino è stata voluta per promuovere la costruzione di ponti e di società inclusive – ha rilevato il presidente di giuria Sergio Velluto ad avvenuta premiazione –. Di fronte alle diverse possibilità tra i film in concorso al 34° Tff la scelta è caduta su un opera prima, quella di una regista canadese che ha iniziato la sua carriera insegnando cinema alle persone senza fissa dimora e ha lavorato con una organizzazione non profit, che offre formazione in campo audiovisivo alle comunità native del Québec e dell’Ontario».

Un film, «Avant les rues», nato «proprio dalla necessità di raccontare una realtà marginale – prosegue Velluto – che la regista conosce molto bene e che, di fronte alle questioni epocali che ci stanno travolgendo, sembrerebbe aver poco da dire. Invece, se vi capiterà di poter vedere questo film – prosegue –, scoprirete come una piccola comunità possa trovare al suo interno le risorse (relazioni, solidarietà, tradizioni) in grado di “salvare” o “guarire” un proprio membro, molto problematico».

Il protagonista del film infatti, dice ancora a Riforma.it Velluto: «è una figura inquietante, violenta, dedita a piccole truffe, un delinquente repellente», prosegue: «una persona che si trova coinvolta in una situazione difficile, come al solito, ma che in questo caso lo porta addirittura ad uccidere un uomo, tuttavia, per poterne salvare un altro. La comunità nella quale vive, invece di consegnarlo alla “polizia dei bianchi”, lo protegge e gli garantisce un programma di recupero, anche spirituale. Le nostre comunità valdesi – rileva Velluto – sono chiamate a fare lo stesso. Essere cristiani significa provare amore verso chiunque, essere disponibili, solidali: la salvezza, infatti, non è destinata solo ai benpensanti o ai benestanti, o a chi si comporta bene; bensì, è un dono gratuito che Dio concede a chiunque, proprio attraverso il sacrificio di Gesù Cristo».

Vivere l’esperienza della Giuria Interfedi e del Torino Film Festival costringe a dover dare «un verdetto univoco, ma è stata una piacevole sensazione e una vera palestra di dialogo e dove, anche quando non si è pienamente in accordo, si esprime una scelta comune e condivisa. Siamo infatti giunti a una scelta che ha messo tutto d’accordo – ha concluso Velluto –, pur avendo dovuto rinunciare a far prevalere i miei personali desiderata. Una lezione di laicità che non lascia l’amaro in bocca per non aver potuto premiare il “proprio” film preferito, ma la riconoscenza per aver potuto apprezzare e condividere le ragioni degli altri». Velluto conclude: «sebbene non abbia ricevuto alcuna menzione, consiglio la visione del film “Le fils de Joseph” per la sua semplicità, ironia e positività».

«Il film che abbiamo premiato – ha ricordato anche Beppe Valperga, membro di Giuria per il Comitato Interfedi –, fa emergere un quadro realistico tra emarginazione e solidarietà che si dipana in luoghi particolari e dove le storie di “clan” famigliari si intrecciano a quella di un giovane e irrequieto padre. L’uomo, il protagonista, vive infatti disordinatamente la sua vita; dalla quale sfugge per ritrovare se stesso e per poi tornare alle sue orini. Un film dunque avvincente, ben fatto, malgrado sia recitato da attori non professionisti, ma credibili. L’esperienza in giuria – ha concluso Valperga – è stata edificante e interessante. Sono emerse differenti opinioni e il dibattito è stato costruttivo e interessante. Se dovessi segnalare un film, non premiato e menzionato dalla nostra Giuria, consiglierei “Le dernier parisiens”, sulla quotidiana malavita nelle periferie parigine, di Hamè Bourokba e Ekoué Labitey».

Nelle precedenti edizioni il Premio Interfedi era stato assegnato a «La Plaga» di Neus Ballus (2013), «Felix & Maira di Maxime» Giroud (2014) e «Coup de Chaoud» di Raphael Jacoulot (2015).

Immagine di Sergio Velluto

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