O voi che cercate Dio, fatevi animo
Salmo 69, 32
Corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta
Ebrei 12, 1-2
«O voi che cercate Dio: che il vostro cuore viva! Poiché il Signore ascolta i bisognosi e non disprezza i suoi prigionieri»; questa è la frase completa del Salmo 69, versetti 32-33.
Che significa «cercare Dio»? Chi è che «cerca» Dio? Un tempo si diceva quaerere Deum, un ricercare tutt’altro che meramente intellettuale, un ricercare Dio da parte dell’intero essere umano, una ricerca «esistenziale», diremmo oggi. Cercare Dio è una «questua», un chiedere l’elemosina; è un riconoscimento integrale anzitutto della propria «povertà», della propria radicale indigenza, del proprio essere «prigionieri» di quella mancanza: nessuno e nessuna può da sé liberarsene, nemmeno tutti insieme!
«Siamo mendicanti, questa è la verità», pare esser stata l’ultima frase significativa di Lutero prima della morte. Frase che lo ricongiunge idealmente con il movimento valdese originario e con il suo programmatico pauperismo: se siamo poveri, costitutivamente poveri, è ipocrisia voler vivere facendo finta di essere ricchi.
Cercare Dio è condizione rara: molte persone dicono di cercarlo, poche lo cercano davvero; perché cercare Dio significa riconoscere radicalmente la propria miseria, la propria incolmabile penuria, il proprio inestinguibile bisogno (che è altra cosa dal desiderio) di Dio. Per cercare Dio – diceva Nietzsche – occorre «accendere lanterne la mattina», riconoscere che la chiara luce del Sole, quella che ha illuminato e orientato l’umanità per millenni, non è più sufficiente, neanche nel suo significato religioso: quella luce fa buio.
Il salmista sta dicendo: «O voi, mendicanti di Dio, vivete!». Ecco, in questa mancanza di senso, in quest’assurdità che è la vita, una voce si leva e proclama che quel Dio, del quale siamo mancanti, ascolta i bisognosi, coloro che lo cercano, rende la dignità ai prigionieri, a coloro che non possono liberarsi. L’ascoltare di Dio supera anche la mancanza di senso della nostra esistenza. Sapendo che il suo orecchio è rivolto a noi, ci è possibile vivere, e vivere nella gioia, anche senza aver trovato il senso della vita: non siamo mai soli e abbandonati alla nostra miseria, Dio ci libera dalla nostra prigionia, rivolgendoci la sua Parola; questo fatto è già più del senso della vita: è aver trovato.