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Sono stati molti i passanti incuriositi dagli striscioni e soprattutto dalle tende che in questi giorni hanno connotato la Casa Valdese di Torre Pellice e il suo giardino. Si trattava degli sponsor tecnici che hanno sostenuto la sezione Cai (Club Alpino Italiano, 300mila soci che partecipano alle attività di 511 sezioni e 312 sottosezioni) Uget Val Pellice nell’organizzazione dell’undicesima assemblea dei delegati Lpv (cioè i rappresentanti delle sezioni liguri, piemontesi e valdostane del Cai). L’assemblea si è tenuta nell’aula sinodale e la vicina biblioteca è stata riservata per l’accreditamento dei delegati. Il vicino Collegio Valdese invece ha accolto i partecipanti con un aperitivo di benvenuto mentre il pranzo nel primo pomeriggio si è svolto alla Foresteria Valdese. Se poi aggiungiamo anche che gli accompagnatori dei delegati hanno visitato il museo valdese e i luoghi storici in val d’Angrogna si può dire con sicurezza che la giornata ha avuto una forte connotazione «valdese» che è stata apprezzata e scoperta da molte sezioni, anche lontane, che hanno promesso di ritornare in queste valli ricche di storia alpinistica ma anche di storia tout court e di cultura. A impreziosire la lunga mattinata di lavori anche il neo presidente nazionale Vincenzo Torti a cui abbiamo rivolto alcune domande sulla montagna.

Quali sono gli ambiti in cui c’è la priorità d’intervento?

«Campi sono tutti indistintamente importanti. C’è un grande progetto in collaborazione con il Mibact sulla Rete sentieristica Italiana che è sicuramente una scommessa importante alla quale stiamo destinando risorse importanti; ma io non nascondo che uno degli obiettivi della mia presidenza è quella di acquisire soci attraverso un’attrazione culturale».

Azione culturale che si manifesta a esempio attraverso la Casa della montagna di Amatrice

«Dopo tre ore dal sisma ho stanziato 50000 euro immediatamente senza neanche riflettere. Loro hanno preferito aspettare e a distanza di 58 giorni dal sisma abbiamo deliberato di realizzare la casa.

L’obiettivo è quello di avere un polo di riferimento in modo che le quattro regioni colpite dal sisma possano avere un punto di aggregazione e tutte le attività possano continuare a vivere avendo questa casa come cuore pulsante».

Tocca al Cai creare una cultura della sicurezza e del rispetto della montagna?

«È sicuramente una delle priorità del Cai. Ci impegniamo costantemente a spiegare che la montagna comporta sempre una quota imprescindibile di rischio. Quindi andare a raccontare come fanno spesso i media ma soprattutto la pubblicità che sia tutto semplice è sbagliato: ci sono dei metodi di approccio anche se il pericolo è sempre dietro l’angolo. Naturalmente chi va in montagna questa componente di rischio se l’assume, deve essere consapevole perché fa parte anche del piacere, ma è fondamentale conoscere la montagna e sapersi approcciare in modo corretto ad essa».