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Tacete davanti al Signore, Dio,
poiché il giorno del Signore è vicino
Sofonia 1, 7

La fine di tutte le cose è vicina; siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l’amore copre una gran quantità di peccati.
1 Pietro 4, 7

Due sono gli strumenti che la lettera di Pietro indica per sostenere le persone credenti in tempi difficili, siano essi passeggeri o legati alla fine dei tempi. Al primo posto mette la preghiera e al secondo l’amore. La preghiera ha come presupposto la moderazione e la sobrietà. Una preghiera in preda al nervosismo, allo spavento o all’ansia non sembra produrre l’effetto desiderato, che è quello della fiduciosa attesa del compimento del piano di Dio, rinunciando ad anteporre al volere di Dio il nostro volere.

Similmente l’amore degli uni per gli altri è una prassi appropriata per togliere l’ansia in chi si sente in fondo al tunnel, abbandonato o senza un compito da assolvere. L’amore non solo per se stessi, ma anche per gli altri, è la forza che ci consente di vivere in una operosità fiduciosa, liberi dall’ansia di non fare abbastanza o dal non sentirci adeguatamente riconciliati col nostro prossimo. Qui l’amore è armonia con noi stessi e con tutto quel che ci circonda.

L’amore attivo, intenso, copre gran quantità di peccati, quei peccati, quelle offese che possono avere ferito il nostro prossimo, creando un muro altrimenti invalicabile. L’amore per il prossimo è la mano tesa, è lo sguardo negli occhi, è ospitalità, è il gesto di aiuto verso chi ha bisogno, sia pure il nostro nemico, a cui siamo invitati a dare da mangiare o bere all’occorrenza (Rom. 12, 20).

Chi prega nella fiducia che la sua preghiera venga esaudita e opera amando il proprio prossimo avrà fatto quel che è in suo potere di fare per avere serenità d’animo e dare gioia finanche a Dio.

Immagine: via istockphoto.com