I miei testimoni siete voi, dice il Signore
Isaia 43, 10
Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù
2 Corinzi 4, 5
La predicazione di Paolo, e di quanti lo accompagnano, è incentrata sulla confessione di fede per eccellenza: «Gesù Cristo è il Signore». In un mondo in cui molti si imponevano e venivano riconosciuti, tanto in cielo quanto in terra, come signori (non ultimo l’imperatore romano), confessare Gesù Cristo quale Signore ha un senso politico, religioso e sociale dirompente. Non c’è altro Signore al di fuori di Cristo Gesù. In nessun altro nome è la salvezza al di fuori di quello di Cristo Gesù (Atti 4, 12). Non ci inchineremo davanti ad alcuno. La nostra salvezza ci viene dalla signoria dell’unico Signore: Cristo Gesù.
Proclamare l’indipendenza da qualsiasi signore o autorità non vuol dire vestirci di potestà e arrogarci il diritto di agire da signore sugli altri. Non saremo sprezzanti verso gli altri. La predicazione della Signoria di Gesù, in opposizione ad ogni forma di autorità, abbatte anche l’autorità di cui potremmo essere tentati di ricoprirci. La confessione di fede è valida verso gli altri ed è valida anche verso noi stessi. Non saremo, dunque, signori e despoti sugli altri, ma servi e serviremo per amore di Gesù, grazie a Gesù.
Il servire come discepoli di Cristo, lo spogliarci di ricchezze e presunzioni di autorità, anche semplicemente della pretesa di conoscere la verità in esclusiva, ci fa in comunione con Gesù e col prossimo con cui vogliamo dialogare e costruire assieme, gettando quei semi di umanità nuova alla quale Cristo Gesù ci chiama e per la quale Egli ha dato la vita.