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La cena del Signore

Un giorno una parola - commento a Luca 22, 19-20

Finché la terra durerà, semina e raccolta, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte, non cesseranno mai
Genesi 8, 22

Poi prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi
Luca 22, 19-20


Il giovedì della settimana santa è tradizionalmente il momento in cui le chiese ricordano liturgicamente l’istituzione del sacramento del pane e del vino; è probabilmente questo il motivo per cui i curatori del lezionario al versetto dell’Antico Testamento sorteggiato per oggi hanno associato i versetti di Luca che narrano l’istituzione.

È singolare che proprio il gesto che Gesù ha lasciato come segno di comunione sia quello che maggiormente ha segnato e tutt’ora manifesta le differenze e la separazione tra le diverse chiese cristiane. Le diverse comprensioni del sacramento della cena si concentrano su due questioni, il modo in cui si realizza la presenza di Cristo negli elementi del pane e del vino, e l’uso della categoria del sacrificio che per alcuni è ricordato e per altri liturgicamente ripetuto; mi domando se questa prospettiva non ponga in secondo piano l’essenziale. E qual è l’essenziale?

La cena del Signore, mi pare, è innanzitutto il gesto che annuncia e dunque rinnova e realizza la comunione con Dio per mezzo del sacrificio di Cristo, una comunione con Dio che realizza per inevitabile conseguenza la comunione tra coloro che prendono parte al pane e al vino, in particolare di quelli che lo fanno insieme in quel momento a tal punto che la comunità riunita nel sacramento è la prima espressione del corpo di Cristo.
La presenza reale di Cristo non si realizza unicamente nella parola e nel sacramento, piuttosto parola e sacramento realizzano la presenza reale di Cristo nella dimensione sociale e storica della comunità, intesa come relazione e presenza reciproca.

«Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me; «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi…» è un’eredità e un dono che il Signore ci ha fatto, è la sua presenza reale, che mediante la Parola e il sacramento, si realizza nei volti e nei cuori di quelli che spezzano il pane e condividono il calice con te.

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