Mettere in pratica la parola di Dio
24 marzo 2023
Un giorno una parola - commento a Luca 11, 28
Io vi ho parlato, parlato fin dal mattino, e voi non mi avete dato ascolto
Geremia 35, 14
Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!
Luca 11, 28
“Dare ascolto” e “mettere in pratica”, sono due modi equivalenti di dire che non basta udire soltanto la parola di Dio. All’esclamazione della donna che loda il grembo e le mammelle che lo nutrirono, Gesù sottolinea che è beato o beata la persona che mette in pratica la parola di Dio.
Qualcosa di simile Gesù la dice altrove: “chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, mi è fratello e sorella e madre” (Matteo 12, 49). Anche Giovanni Battista aveva ammonito: “Non pensate di dire dentro di voi: abbiamo per padre Abraamo”. Ascolto, ubbidienza, messa in pratica sono richiesti alle persone che vogliono seguire Gesù, perché “non basta aver messo la mano all’aratro”, se poi ci si volta indietro (Luca 9, 62).
Ma allora, qualcuno dirà: “non siamo salvati per grazia, bensì per opere!”. Non dovremmo lasciarci sfuggire che la chiamata di Gesù è rivolta a persone che dovranno vivere, prima di tutto, la dimensione del qui ed ora. Gesù vuole discepoli che vivano con estrema coerenza le indicazioni della parola di Dio, così come ce l’ha presentata Gesù. Qui ed ora i suoi seguaci sono chiamati all’umiltà, a farsi servitori finanche a lavare i piedi degli altri, fino a dare non solo la “metà” dei propri beni (Luca 19, 8), ma a “vendere tutto e darlo ai poveri” (Luca 18, 22). Gesù vuole discepoli che sappiano anche “porgere l’altra guancia” (Matteo 5, 39).
Al sentire qualcosa di simile, finanche alcuni discepoli esclamarono: “Questo parlare è duro; chi può ascoltarlo?” (Giovanni 6, 60). Sì, certamente non è il parlare di chi promette beni e benefici a poco prezzo. Lo aveva ben capito l’apostolo Paolo quando scriveva “Io tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato” (I Corinzi 9, 26s).