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Chiamate e chiamati a non temere il cammino

Un giorno una parola – commento al Salmo 121, 4

Ecco, colui che protegge Israele non sonnecchierà e non dormirà.
Salmo 121, 4

Gettate su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi
I Pietro 5, 7


“Canto dei pellegrinaggi” è l’intestazione di questo poeticissimo salmo. Anche se pensiamo di non aver esperienza di ciò che intendiamo comunemente con questo termine, il vocabolario ci insegna che il pellegrino è lo straniero, il viandante forestiero, colui che è letteralmente “al di là del proprio campo”.

Stiamo assistendo in questi giorni a pellegrinaggi particolarmente drammatici, a viaggi contro ogni logica salvo la speranza da parte di uomini e donne che sono oltre i propri campi, oltre le proprie radici, oltre ciò che noi possiamo dare per scontato nella quotidianità delle nostre vite.

Il pellegrino del Salmo, una persona in viaggio senza i consueti punti di riferimento, afferma però di credere in un Dio che non si è addormentato e che è dunque pronto ad ascoltare e prendere sul serio anche i più flebili sospiri di chi lo cerca, di chi non ha altro in cui riporre la speranza di aiuto lungo la via.

Questa non suoni, per noi che a tali viaggi generalmente non siamo costretti, come una scusa: ci pensa Dio a proteggere chi è in pericolo, basta e avanza. Certo, Dio protegge i pellegrini di ogni tempo e su ogni cammino, ma se per farlo deve vegliare, starà anche attento a chi, fra i loro fratelli e sorelle, fa finta che non esistano, non li considera pellegrini, ma avventurieri, ne ignora il dolore.

Il Signore non dorme per proteggere, ma anche per ricordare ai suoi figli e alle sue figlie la vocazione di essere il suo unico popolo, affinché non dividano il mondo in chi ha bisogno di un Dio attento e premuroso e chi, in fondo, pensa di poterlo lasciare dormire perché è convinto di poter fare a meno del suo aiuto.

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