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Naufragio Crotone, luterani: «Non possiamo rimanere in silenzio»

di Celi

«Quanto accaduto davanti a Cutro è un grido fortissimo: al cielo ma soprattutto in terra. E chiede conto a noi cristiani di essere braccia che accolgono ma anche voci che intervengono, parlano chiaramente alla società come alla politica»

La Chiesa Evangelica Luterana in Italia (Celi) «esprime il proprio cordoglio per le vittime del naufragio che si è realizzato davanti alle coste calabresi».

Di seguito il testo integrale del comunicato della Chiesa luterana in Italia:

«Le oltre sessanta vittime finora recuperate, tra le quali numerosi bambini e bambine, vanno ad aggiungersi ad altre persone che, in questi anni si sono incamminati per incontrare l’Europa.

Come cristiani sentiamo venire meno le parole per la crudeltà con cui, queste ricerche di incontro, queste richieste di aiuto, spesso rimangono sospese se non addirittura spezzate.

Riteniamo queste morti, e quelle che le hanno precedute, il segno del peccato che ci riguarda. Non in astratto, ma in concreto.

Possiamo noi, come i giusti del Vangelo di Marco, domandare: Signore, quando ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto?

Possiamo, guardando a questi nostri fratelli e sorelle, rispondere a questa domanda in maniera affermativa?

Come Chiesa siamo consapevoli di quanto sia complesso affrontare il tema delle migrazioni. Tuttavia questa complessità non può tradursi in silenzio o, peggio, in negazione.

I viaggi dei migranti segnalano la debolezza della nostra società. E della politica troppo spesso interessata persino a rendere queste morti responsabilità di chi è morto.

È inaccettabile che la richiesta di dignità umana, di incontro sul cammino della solidarietà venga semplificata a numeri, quote, ingressi.

La complessità non è una equazione da ridurre ai minimi termini, né le persone variabili intercambiabili.

Sulle nostre spiagge, quelle stesse spiagge che percorreremo tra qualche mese per il ristoro estivo, si accende il nostro tormento.

La Celiinsieme al proprio profondo cordoglio vuol esprimere anche l’incoraggiamento perché il nostro Paese non si lasci disumanizzare, non si abitui a queste come alle altre morti che le hanno precedute.

Come cristiani e cristiane abbiamo il dovere di essere parte di questa complessità. Di affrontarla insieme, ecumenicamente.

Riteniamo che governare i flussi migratori sia necessario e che, anche in questo caso, la complessità non possa né debba essere ridotta o banalizzata dentro le tipiche polarizzazioni e strumentalizzazioni politiche.

Quanto accaduto davanti a Cutro è un grido fortissimo: al cielo ma soprattutto in terra. E chiede conto a noi cristiani di essere braccia che accolgono ma anche voci che intervengono, parlano chiaramente alla società come alla politica.

La sacralità della vita umana vale per tutti gli esseri umani in ogni luogo. Tanto sulla costa calabrese quanto nei lager per migranti. Lager che, anche grazie alle contraddittorie politiche messe in atto in questi anni, continuano a mietere vittime e generare disperazione su disperazione.

La Chiesa Evangelica Luterana in Italia auspica, con vigore, che almeno i cristiani, le persone di fede sappiano parlare insieme, ad una voce che contiene una pluralità di toni. Armoniosi. Perché il Dio della Pace e della Vita ci ha donato la voce per parlare quando è necessario».

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