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L’esultanza degli umili

Un giorno una parola – commento a Luca 1, 46-48

Cantate al Signore, lodate il Signore, perché egli libera il povero dalla mano dei malfattori!
Geremia 20,13

E Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore, perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva»
Luca 1, 46-48


Il Magnificat per la sua ricchezza di contenuti si può definire allo stesso tempo una piccola “summa” teologica e, dall’altro, un mirabile esempio di preghiera di lode che Maria eleva a nome dell’intera umanità.
Questi versi testimoniano perfettamente l’atteggiamento di umile sorpresa di una umanità che si scopre oggetto del piano di salvezza di Dio, un’umanità che discerne la propria inferiorità ed esalta la grandezza del suo Signore.
Siamo agli antipodi della scena dell’Eden in cui l’umanità si volle svincolare dalla dipendenza da Dio e dalla sua volontà.

Questo testo oggi ci dice che il (la) credente deve esultare per essere stata amata da Dio in Cristo, quel Dio che «ha guardato l’umiltà della sua serva»: di fronte alla magnificenza del Signore, l’umanità deve riconoscersi «serva nell’umiltà».

Come essere creato, dipendente totalmente da Dio, l’essere umano è veramente em>humus, cioè nulla, ma questo nulla deve accrescere la meraviglia di essere oggetto dell’amore di Dio: il nulla è amato dal quel Tutto che in Cristo si fa misericordia, irrompendo nella storia degli esseri umani, chiamando in vita le cose dal nulla per la sua benevolenza.
Sperimentare la benevolenza di Dio fa sì che si possa colmare l’abisso che ci separa da Lui e ci permette di apprezzare e fare nostro, in tutta la sua pienezza, quell’Amore che viene solo da Dio, Creatore e Padre.



Immagine: Magnificat, vetrate della St. Mary’s church, Scarborough, North Yorkshire, Gran Bretagna

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