L’immenso amore di Dio per noi
02 gennaio 2023
Un giorno una parola – commento a Geremia 31, 20
«Efraim è dunque per me un figlio così caro? Un caro figlio prediletto? Da quando io parlo contro di lui, è più vivo e continuo il ricordo che ne ho; perciò le mie viscere si commuovono per lui, e io certo ne avrò pietà», dice il Signore
Geremia 31, 20
Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo
Efesini 2, 4-5
Dopo i capitoli di giudizio, di condanna nei confronti del popolo di Giuda e dopo le esortazioni al ravvedimento, viene la punizione. Ma i contemporanei di Geremia non avevano capito; non avevano messo in relazione l’esilio, la distruzione del Tempio e la deportazione a Babilonia, con la loro infedeltà al patto con Dio.
Eppure, nonostante tutto, Dio decide di perdonare il suo popolo e ricondurlo in patria.
I capitoli 30 e 31 del libro di Geremia sono detti “Il libro della consolazione”, perché descrivono questo “pentimento” di Dio, come ci dice il versetto di oggi. Dio parla di Efraim come di “un figlio così caro”, “un figlio prediletto”. Continua ad avere un ricordo “vivo e continuo” di questo figlio infedele; proprio come un padre o una madre di questo mondo non riescono a smettere di amare un figlio o una figlia scapestrata, e non riescono a non perdonarli. L’amore di Dio per Efraim è così grande, che Egli sente la commozione fin nelle viscere.
Questa umanizzazione di Dio ce lo fa sentire ancora più vicino. Anche noi, in italiano, usiamo una espressione simile, quando diciamo di “sentire qualcosa nella pancia”, per indicare quello che ci commuove nel più profondo.
L’amore di Dio per gli esseri umani è così grande e profondo, che si è incarnato in Gesù, il suo Figlio, che come essere umano ha provato sofferenze, umiliazioni, fino alla morte in croce; per offrirci, attraverso la sua morte e resurrezione, la salvezza, che da soli non possiamo ottenere.
Di fronte a questo amore immenso di Dio, noi rinnoviamo, ad ogni inizio d’anno, il patto che ci lega a Lui, nel Culto di Rinnovamento del Patto, questa bella tradizione metodista. Ieri, in tutte le nostre chiese, abbiamo rinnovato il nostro impegno a servire Dio: «Signore, io non appartengo più a me stesso, ma a te. Impegnami in ciò che vuoi… Liberamente e di pieno cuore mi sottopongo alla tua volontà e metto ogni cosa al tuo servizio. Tu sei il nostro Dio e noi siamo il tuo popolo. Amen».