Vedere un nuovo orizzonte già qui ed ora
06 dicembre 2022
Un giorno una parola – commento a Isaia 60, 18
Non si udrà più parlare di violenza nel tuo paese, di devastazione e di rovina entro i tuoi confini; ma chiamerai le tue mura: Salvezza, e le tue porte: Lode
Isaia 60, 18
Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia
II Pietro 3, 13
Fino a quando in guerra non fu comune l’uso dell’artiglieria, la salvezza di una città era nella sua posizione elevata e nelle sue mura: più erano alte e possenti, più era difficile conquistarla. Se le mura dovevano chiudere la città, la porta o le porte la aprivano, mettevano in comunicazione l’interno con l’esterno, consentendo di entrare e uscire dalla città. Gerusalemme, posta sul monte Sion, aveva mura possenti e più di una porta, ma le sue mura non avevano impedito agli eserciti di Babilonia di conquistare la città e di distruggere il Tempio.
La perdita della terra e l’esilio a Babilonia furono interpretate come un castigo divino per l’infedeltà e l’ingiustizia del popolo e dei suoi capi; la possibilità del ritorno, concessa da Ciro, fu vista come la fine del castigo. Il profeta promette per Gerusalemme e per Giuda, pur nel tempo difficile della ricostruzione dopo il ritorno, un futuro radioso: non ci saranno nel paese violenza, devastazione e rovina, inevitabili conseguenze di ogni guerra, sempre e dovunque, anzi, di più, non se ne sentirà neppure più parlare.
Le mura ricostruite potranno essere chiamate Salvezza perché davvero terranno la città al sicuro, e non perché più alte, possenti o meglio costruite delle precedenti, ma perché Dio stesso proteggerà la città e il popolo. Le porte della città, che saranno sempre aperte, giorno e notte (cfr. il vers. 11), saranno chiamate Lode o anche Gloria, entrambe le traduzioni sono possibili, perché per quelle porte entreranno quanti da ogni parte verranno a portare doni e rendere omaggio a Gerusalemme, celebrando la lode della sua gloria.
Com’è stato per Gerusalemme, Dio dà a chi si rivolga a Lui la possibilità di ricominciare, di vedere un nuovo orizzonte già qui ed ora, in questa vita, un anticipo, un acconto dei nuovi cieli e della nuova terra che pure, fidando nella promessa attendiamo in speranza: una vita nuova, che, da questo tempo a termine, si proietta nel tempo infinito dell’eternità.