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La povertà in Italia

Quasi tre milioni di poveri in Italia. Aumentano del 12% in un anno le persone costrette a chiedere aiuto per mangiare. È quanto emerge da analisi rese note da diversi enti

Quasi tre milioni di poveri in Italia. Aumentano del 12% in un anno le persone costrette a chiedere aiuto per mangiare. È quanto emerge da analisi rese note da diversi enti. «Un’emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra», ricorda Coldiretti, provocata da una miscela micidiale di elementi: il covid, la guerra alle porte d’Europa e la crisi energetica. Un dato drammatico emerge sopra tutti: i bambini sotto i 15 anni, e oggi bisognosi di cibo, hanno superato quota 600mila. A questi si aggiungono 337 mila anziani sopra i 65 anni e 687mila migranti stranieri.

Un recente libro uscito esplora le dimensioni strutturali della povertà nel nostro paese in un’ottica comparata. Èquello dato alle stampe da ll Mulino e firmato da Chiara SaracenoEnrica Morlicchio e David Benassi. «La povertà – si legge in quarta – è un fenomeno multidimensionale, prodotto dall’interazione di una pluralità di elementi e non legato soltanto alla mancanza di lavoro. Ne sono corresponsabili, in Italia, la crescente precarietà del mercato del lavoro, i bassi tassi di occupazione femminile, la frammentazione e l’eterogeneità del sistema di protezione sociale, la scarsa e diseguale disponibilità di servizi di conciliazione famiglia-lavoro, le forti differenze territoriali. Un quadro reso ancora più difficile dalle due crisi che hanno caratterizzato i primi vent’anni del secolo, quella finanziaria del 2008 e quella pandemica. In assenza di politiche che agiscano sull’intero complesso di questi fattori, il solo aumento dell’occupazione non è sufficiente ai fini di una riduzione della povertà».

Il libro, diviso in 6 capitoli, preceduti da una breve prefazione e seguiti da alcune considerazioni conclusive, nonché da un solido apparato bibliografico, «presenta  - ricorda Civiltà Cattolica – una ricostruzione del fenomeno della povertà nei Paesi europei, distinguendo un prima e un dopo Covid-19. Gli autori individuano così, con la loro analisi, i vari modelli di risposta e di contrasto alla povertà messi “in campo” dalle istituzioni dei diversi Paesi europei. Una classificazione, arricchita da un’accurata disamina dei relativi punti di forza e di debolezza desumibili dalle esperienze maturate sul campo e dalla quale risulta una contrapposizione di approcci tra Paesi nordici e Paesi dell’Europa continentale, da un lato, e Paesi mediterranei, dall’altro, con un differenziale di efficacia complessiva finale favorevole al primo gruppo. All’Italia – rivela Filippo Cucuccio – è dedicata la maggior parte del libro (quattro capitoli), con un’analisi approfondita e documentata del regime di povertà presente in essa, di cui si indagano sia le caratteristiche originarie sia le tendenze di lungo periodo manifestatesi a partire dagli anni Novanta del secolo scorso. Seguono le pagine dedicate ai tre nodi cruciali della povertà in Italia: i lavoratori poveri; i minorenni con la loro situazione di grave precarietà anche sul piano educativo; i migranti che giungono nel nostro Paese. La parte finale della ricerca è dedicata all’analisi delle politiche di contrasto succedutesi in Italia, con un percorso attuativo difficoltoso, spesso caratterizzato da misure tardive e solo parzialmente efficaci, che giunge ai giorni nostri, con una valutazione anche dell’esperienza del Reddito di cittadinanza».

L’Istat certifica che si è considerati a rischio di povertà o di esclusione sociale quando il reddito netto è inferiore alla soglia di rischio fissata al 60% «della mediana della distribuzione individuale del reddito netto equivalente»; e ancora che «la grave deprivazione materiale si verifica invece quando una persona si trova nella condizione materiale di non riuscire a pagare le bollette o permettersi l’acquisto di determinati beni di uso comune». Infine che «la bassa intensità lavorativa si verifica quando il rapporto tra il numero di mesi lavorati da una persona durante l’anno di riferimento dei redditi e il numero di mesi teoricamente disponibili per le attività lavorative è inferiore a 0,20».

Cresciuti troppo in fretta, invece, è il nuovo rapporto curato da ActionAid: «A causa della pandemia la povertà in Italia è tornata a crescere: 5.6 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta di cui 1.4 milioni sono minori, il 14,2% della popolazione di riferimento. con la crescita della povertà cresce anche quella alimentare. La povertà alimentare – si ricorda – è la difficoltà di accedere a un cibo adeguato, sia per quantità che per qualità. Il cibo è anche una componente fondamentale che contribuisce a definire la nostra identità e socialità. Vivere in una condizione di povertà alimentare, quindi, non significa soltanto avere un frigo vuoto, ma è vedere che la propria esistenza si svuota di opportunità e serenità. Ciò vale anche, e soprattutto, per gli adolescenti, obiettivo della nostra indagine i cui risultati potremmo sintetizzare in tre parole: consapevolezza, rinuncia e speranza. I ragazzi sono consapevoli delle difficoltà che devono affrontare i propri genitori. Per molti, mettere da parte i propri desideri è un modo di aiutarli.

La rinuncia è una cifra comune del rapporto con il cibo, dentro e fuori il contesto famigliare.

Tutto questo provoca sentimenti di delusione, rassegnazione e tristezza a cui i ragazzi, però, sanno rispondere con comprensione rispetto al presente e speranza per il futuro. Sono vite costantemente in bilico, con ripercussioni sul piano del benessere psicofisico che è difficile misurare nel medio lungo termine. Oggi non sappiamo quante sono le persone che vivono in povertà alimentare. l’Eurostat stima una media nazionale del 9% della popolazione con punte del 17,1% del sud. Tuttavia, le statistiche ufficiali non riescono a cogliere la complessità del fenomeno, mentre i numeri delle famiglie aiutate dagli enti di assistenza alimentare rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema molto più esteso».

La Rete Banco Alimentare sostiene in tutta Italia dall’inizio dell’anno ad oggi sono state 85.000 in più le richieste d’aiuto e sostegno. Il 26 novembre in tutta Italia si terrà la consueta raccolta. 

Ricordiamo infine la Campagna Fede in azione. Un’azione – che si inserisce nella normale attività di sostegno ai più vulnerabili – di sensibilizzazione, azione diretta e raccolta fondi dell’Esercito della Salvezza (Eds) in Italia sino a Natale per lottare al fianco di chi è più nel bisogno. Inoltre, che è possibile sostenere gli interventi dell’Eds attraverso delle donazioni online.

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