Accettare di convivere con il proprio limite
25 maggio 2022
Un giorno una parola – commento a I Cronache 29, 11
A te, Signore, la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore, la maestà, poiché tutto quello che sta in cielo e sulla terra è tuo! A te, Signore, il regno; a te, che t’innalzi come sovrano al di sopra di tutte le cose!
I Cronache 29, 11
C’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti
I Timoteo 2, 5-6
Curiosa è la convinzione dell’essere umano di controllare l’universo. Scambiare la nostra fantastica adattabilità e attitudine a trovare risposte per capacità di controllo o addirittura per onnipotenza è una tentazione che rischia ogni giorno di più di costarci cara. Siamo creature sbadate, che trascurano le conseguenze delle loro azioni e affette da una ostinata miopia mentale. Quello che succede vicino a noi, lo reputiamo di un’importanza fondamentale, mentre perdiamo interesse mano a mano che i fatti si distanziano dalla nostra portata. Per giunta siamo creature influenzabili, subiamo la pressione del contesto e del gruppo a cui apparteniamo, tendiamo ad adeguarci, non ci piace subire pressioni, non vogliamo sentirci diversi, essere giudicati, agire da soli. Siamo creature fragili. Nel momento in cui riusciamo a guardarci con distacco, da lontano, proviamo quasi tenerezza per il genere umano, così goffo, convinto di essere al centro dell’universo, ma così poco capace di rendersi conto del peso delle proprie azioni. Ma quando ci rivolgiamo agli effetti, guerre, estinzioni, cambiamenti climatici, povertà, spreco, malattie causate da pessime abitudini, ci sentiamo travolti da un senso di impotenza nei nostri stessi riguardi. Teniamolo fermo con noi, questo senso di impotenza, facciamolo lavorare, può esserci utile, se non perdiamo la fiducia in un sostegno superiore, pieno di gloria e luce, a cui apparteniamo e che ci sfugge, il sostegno del Signore. Facciamoci piccoli, riprendiamo la nostra dimensione, accettiamo di convivere con il nostro limite di creati, con l’ombra protettiva della potenza e della gloria del Signore. Diventiamo tempio di Dio e operiamo come tale, e che l’oro e l’argento di cui è ornato questo tempio, sia la nostra volontà di cambiamento.