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Grazia sovrabbondante

Un giorno una parola – commento a Romani 5, 20

Dio ha forse dimenticato di aver pietà? Ha egli soffocato nell’ira il suo amore? 
Salmo 77, 9

Dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata
Romani 5, 20

La lettera dell’apostolo Paolo ai Romani ci esorta a riflettere sugli aspetti esistenziali della nostra vita di cristiani e cristiane e a prendere coscienza che in Gesù Cristo la grazia ci è data qui ed ora. In questo capitolo la dialettica tra peccato e grazia mette in risalto la miseria dell’essere umano solidale con il primo Adamo e la misericordia grazie alla solidarietà con il secondo Adamo, Gesù Cristo.

Miseria e misericordia, peccato e grazia sono la prospettiva di lettura di tutta la lettera. Ma possiamo anche pensare ad una sua struttura di dialogo con i giudei al centro della quale c’è la presenza efficace e solidale di Gesù Cristo. 

L’ingresso di Gesù nella storia, il mistero della Parola che si è fatta carne, permette alla grazia, alla misericordia di Dio di abbondare in ogni uomo e in ogni donna. Coloro che, con Cristo sono morti al peccato, vincolo di chi è sottoposto alla legge che domina l’“uomo vecchio”, sono liberati dal peccato e resi giusti. 

La grazia sovrabbondante ci trasforma e, con la risurrezione di Cristo, ci fa dono di “vita nuova”. Una realtà che possiamo scorgere solo nella fede.

Per grazia e solo per fede, Dio si è manifestato nella sua potenza salvifica e ci ha riscattato dalla miseria, ci ha liberati dalla condizione che deturpa la bellezza del nostro essere “immagine di Dio”, e ci ha resi responsabili della promessa di vita nuova.

Signore, rendici consapevoli del dono della tua grazia. Aiutaci a capire che essa non è una nostra pia illusione, ma una realtà in cui quotidianamente possiamo incontrarti e che, se accolta consapevolmente, fa bene anche a chi ancora non ti conosce. Amen.

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