Imparare da Giobbe
12 maggio 2022
Un giorno una parola – commento a Giacomo 5, 11
Mi hai concesso vita e grazia, la tua provvidenza ha vegliato sul mio spirito
Giobbe 10, 12
Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso
Giacomo 5, 11
L’epistola di Giacomo non è per molti oggetto di meditazione. Ricordiamo il commento che ne fece Martin Lutero: [Giacomo] è una lettera di paglia! Nonostante tale premessa, eccoci davanti ad un testo importante anche per la nostra esistenza di credenti del XXI secolo.
La comunità cristiana, alla quale è indirizzata questa epistola, è sofferente per le azioni di persecuzione del mondo intorno all’anno 100 d. C. Una situazione anche di preoccupazione perché il Signore tarda a tornare per fare giustizia e inaugurare il suo Regno. Perciò il nostro autore invita la comunità alla perseveranza prendendo come esempio la storia di Giobbe.
È la prima volta che troviamo nel Nuovo Testamento un riferimento alle vicende del personaggio Giobbe. Uomo colpito dal dolore e costretto a vedere la perdita di tutta la sua ricchezza e sicurezza umana. Perché tutto ciò? Chi ne è responsabile? Per alcuni amici di Giobbe il male ricevuto è conseguenza del male prodotto. Ma il nostro personaggio non si arrende e chiede a Dio di intervenire.
Giobbe è perseverante nell’attendere il Signore, il quale risponde con compassione e misericordia. Così anche i credenti di ogni tempo imparino da Giobbe non la pazienza sapienziale, ma la fede nel Signore che mai è assente e che dona speranza.
Immagine: William Blake, Giobbe, la moglie e gli amici, compianto, 1785 ca. (Wikimedia Commons)