Recuperare la fiducia nel Signore
24 marzo 2022
Un giorno una parola – commento a Salmo 143, 5
Ricordo i giorni antichi; medito su tutte le tue azioni; rifletto sull’opera delle tue mani
Salmo 143, 5
Ha soccorso Israele, suo servitore, ricordandosi della misericordia, di cui aveva parlato ai nostri padri, verso Abraamo e verso la sua discendenza per sempre
Luca 1, 54
Può capitare, in situazioni problematiche o difficili che tardano a risolversi, quando la capacità di resistere e la fiducia vengono meno, che la paura e la disperazione facciano nascere, nell’animo, incertezze e dubbi: “Perché il Signore non interviene, perché non agisce per liberarmi, perché non viene in mio soccorso?”. Per l’uomo e per la donna della Bibbia, Dio aveva distolto il suo sguardo dalla persona che prima aveva sempre protetto o, addirittura, favorito. Giobbe, in disgrazia, domanda a Dio: Perché nascondi il tuo volto e mi consideri un nemico? L’atteggiamento distaccato, quando non ostile, di Dio doveva essere spiegato e, naturalmente, giustificato. Riuscire a comprendere e spiegare il comportamento di Dio, con la possibilità di prevedere quali sarebbero state le sue reazioni all’agire umano, avrebbe permesso all’uomo di neutralizzare l’aspetto più inquietante dell’infinito potere divino, evitando di suscitarne l’ira. L’abbandono, l’ostilità da parte di Dio, dunque, era messa in relazione, dalla sapienza tradizionale, ad azioni o comportamenti ripetuti contrari alla volontà divina, ai suoi comandamenti o anche alle sue prescrizioni riguardo al culto.
Le disgrazie che colpiscono Davide e la sua casa sono spiegate, ad esempio, con il grave torto fatto dal re a Uria l’Ittita, al quale aveva tolto la moglie e la vita, diventando adultero ed omicida. Per una mentalità moderna, invece, abituata a spiegare la gran parte della realtà facendo a meno di Dio, il dubbio può arrivare a mettere in conto la possibilità che, più che ad un Dio distante o assente, sia lecito ipotizzare un Dio non esistente. Nella preghiera ci siamo rivolti, dunque, ad un Tu reale o ad una proiezione di noi stessi, alla quale noi stessi abbiamo dato vita? Tornare con la mente ai giorni antichi, alle nostre esperienze passate di liberazione, rileggere nella Bibbia i racconti delle azioni di Dio, alzare gli occhi al cielo e contemplare la natura, l’uno e l’altra opera delle sue mani, è recuperare la fiducia nel Signore, ritrovare la capacità di affidarci a lui e, nella consapevolezza che egli opererà per noi anche il bene che non sappiamo neppure immaginare, riguadagnare la pace e la serenità che solo in Dio possiamo avere.