Avere un solo Dio
07 gennaio 2022
Un giorno una parola – commento a Deuteronomio 4, 39
Sappi dunque oggi e ritieni bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli, e quaggiù sulla terra; e che non ve n’è alcun altro
Deuteronomio 4, 39
Al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli
Colossesi 1, 19-20
Primo giorno dopo le feste, anche se alcuni di noi non sono ancora tornati al lavoro, mentre altri non hanno mai smesso. Le feste natalizie sono oggetto di un paradosso: da un lato hanno una forte carica spirituale e di fede, profondamente sentita da tantissime persone, d’altro canto finiscono per prendere accentuate sfumature materiali e consumistiche, da cui è ben difficile sottrarsi, e forse non è neanche tanto giusto, quando i due aspetti finiscono per rafforzarsi a vicenda.
Il senso di benessere, la vicinanza, la gioia di condividere cose belle e momenti piacevoli sono doni cui non ha senso rinunciare, e rifiutarli è ricusare una parte del piacere della vita, solo per il gusto di sentirsi speciali, migliori, superiori, non si sa bene a chi o a cosa. Ammetto di avere una certa difficoltà con le festività, che spesso mi portano più disorientamento e ansia che gioia, ma è un limite mio. Gli ultimi giorni delle feste e quelli che direttamente li seguono finiscono spesso per prendere le sembianze di un bilancio che rischia di diventare amaro in maniera proporzionale alle aspettative. Spesso le feste diventano il momento di una impossibile rivincita da una vita di ansie, frustrazioni e fatiche che ci viene imposta dal ruolo di ingranaggi di una civiltà del consumo e del possesso che cerca di imporsi come una divinità alle nostre menti. I nostri stessi corpi e le nostre vite rischiano di finire sacrificate a nuovi Moloch.
Rivolgerci a un Dio solo, avere nella nostra mente un solo Signore, ci riporta in equilibrio, a una dimensione più umana e a ridimensionare le frustrazioni di una vita snaturata da obiettivi non adatti alla dimensione di persona. La festa per la persona, non la persona per la festa, tanto per parafrasare.