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Erri De Luca, scrittore innamorato delle pagine bibliche

Un suggestivo approccio alle Scritture nel libro di Luciano Zappella 

Non conosco a fondo la produzione letteraria di Erri De Luca, ma il libro di Luciano Zappella* mi ha appassionato, soprattutto per l’approccio alle Scritture dell’autore napoletano. Una vasta bibliografia, l’elenco delle opere di De Luca e l’apparato delle note, fanno di questo libro un’opera scientifica di tutto rispetto. Nella premessa il programma del libro: «Ponendo il lettore a diretto e ripetuto contatto con le parole di De Luca, si seguirà il filo rosso della sua multiforme attività di lettore, di traduttore, di esegeta e di ri-narratore della Bibbia, quattro aspetti che vengono illustrati nei quattro capitoli del libro».

Nel primo capitolo viene presentato un quadro della personalità di De Luca, il suo dichiararsi ateo e, al contempo, innamorato delle pagine bibliche. Non credente, ma con un profondo rispetto per il carattere sacro del testo biblico, il sentirsi parte di quella storia, ma come uno straniero, come uno che sta ai bordi dell’accampamento, non in terra promessa. Zappella sottolinea che De Luca, accostandosi alla Bibbia quasi per caso, ne è diventato lettore onnivoro, traduttore autodidatta, esegeta poliedrico.

Nei due capitoli centrali, Zappella esamina il De Luca targumista e midrashista. Cioè traduttore e narratore.

Qui sorge il dilemma che tutti i traduttori devono affrontare. Una traduzione letterale o una traduzione che tenga conto maggiormente della lingua in cui si traduce? De Luca compie una scelta radicale (come illustra nella quarta di copertina di Esodo/Nomi) e afferma che nella traduzione «più che attenuto, mi sono appiattito, schiacciato sulla parola ebraica per riprodurla a calco in italiano». L’intento della traduzione è quello di far avvertire nella lingua d’arrivo la nostalgia dell’originale. Certo, il ricalcare alla lettera la frase ebraica porta al rischio di una traduzione al limite del comprensibile e ci fa porre la domanda sulla correttezza del violentare la lingua d’arrivo per mettere in risalto le peculiarità della lingua di partenza, ed è fuori dubbio che le traduzioni deluchiane, ostinate in fedeltà, siano caratterizzate da un’«asprezza di lingua», commenta Zappella.

Il targum, in quanto traduzione, è già una forma d’interpretazione del testo. Il midrash è una sorta di evoluzione del targum e consiste in un lavoro collettivo teso a una sempre più approfondita visione del testo. Non mi addentro nella multiforme realtà del midrash con cui i maestri dialogano, facendo conversare i testi fra di loro. Sembra che De Luca voglia inserirsi in questo coro di letture e interpretazioni bibliche. Mi hanno colpito un paio di intuizioni, per esempio nel rendere il comandamento, normalmente tradotto: «non nominare il nome del signore Iddio tuo invano», con «Non solleverai il nome di Iod tuo Elohim per falsità […]», E così spiega De Luca: «Chi può stabilire quando è invano quel nome sulle labbra? Se affiora […] in un pericolo è invano?». Si tratta invece di chiamare la divinità a garante di una testimonianza, che se profanata per sostenere il falso, crea una bestemmia priva di riscatto.

De Luca ha tradotto e commentato soprattutto libri dell’Antico Testamento (elencati in nota a p. 63). Non ha tradotto il Nuovo Testamento, però ha prodotto alcuni testi interessanti, per esempio in Le sante dello scandalo, dalla genealogia di Matteo 1, dove considera anche Maria tra le sante dello scandalo. Non abbiamo spazio per approfondire, ma alla figura di Maria dedica alcune pagine interessanti in diverse sue opere. Anche il testo Iesu/Gesù affronta e attualizza la figura di Gesù, definendolo di volta in volta come un «messia meticcio, un profugo in attesa del visto per il cielo, il più piccolo latitante della storia, meridionale per nascita», sottolineandone comunque, l’ebraicità.

Nel capitolo quarto, Zappella approfondisce la stupefacente dote di narratore di Erri De Luca, anche nei racconti non strettamente legati alla Scrittura, con i racconti Tre cavalli, Montedidio, La natura esposta. Per De Luca lo scrivere è gioia, è festa, non è lavoro.

Queste brevi note non riescono certo a dar conto dell’ampiezza, della profondità e della suggestione di quest’opera, che tuttavia raccomando vivamente alla lettura.

* Luciano Zappella, Il vangelo secondo Erri De Luca. Torino, Claudiana, 2021, pp. 16, euro 14,50.

 

Foto di ActuaLitté

 

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