Processo Condor. Giustizia per i desaparecidos dell’America latina
06 luglio 2021
L’Otto per mille valdese a sostegno delle attività dell’Associazione che si batte per la verità processuale
«Come chiese valdesi e metodiste siamo felici di avere potuto, negli anni, sostenere questa azione paziente e determinata di ricostruzione della verità con fondi provenienti dell’Otto per mille, capaci dunque di portare frutti di giustizia» questa la dichiarazione della moderatora della Tavola valdese, Alessandra Trotta, all’indomani della condanna definitiva all’ergastolo per i tre militari del dittatore Augusto Pinochet, accusati dalla Procura di Roma di omicidio plurimo e per la sparizione dei corpi dei cittadini italiani Juan José Montiglio e Omar Venturelli. La condanna (del luglio 2019) è divenuta definitiva adesso, in quanto scaduti i termini per presentare appello.
«La storia – continua Trotta – ci insegna che a volte la giustizia si fa attendere, ma è importante perseverare con fiducia nella pretesa che si faccia luce sulle pagine più buie, per evitare che gli orrori si ripetano. E accrescere la tutela dei diritti ovunque nel mondo».
L’Otto per mille della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi – ha sostenuto le attività di promozione e di tutela, anche giudiziale, dei diritti umani dell’Associazione 24 marzo Onlus. Dal 2011 al 2014, e poi di nuovo nel 2020, il contributo per le spese dei testimoni di giustizia, delle spese legali relative ai processi e delle parcelle degli avvocati, è stato di circa 75.000 €. Sono stati fatti, inoltre, interventi di sensibilizzazione nelle scuole.
Il contesto
Nei giorni scorsi si è tenuto l’incontro Zoom con i familiari e gli avvocati dei desaparecidos Juan José Montiglio e Omar Venturelli, organizzato dall’Associazione 24 marzo e moderato dal presidente Jorge Ithurburu.
Montiglio, nome di battaglia Anibal, era un militante del Partito Socialista, studente universitario di Biologia e capo dei GAP (Guardia de Amigos del Presidente), la scorta personale di Salvador Allende. Fu arrestato il giorno del golpe, l’11 settembre 1973, nel “Palacio de La Moneda” a Santiago, dopo essere rimasto a fianco di Allende fino alla fine. Secondo le ricostruzioni è stato fucilato il 13 settembre del 1973, insieme ad altri collaboratori del Presidente Allende, nel poligono di tiro a Peldehue. In quel luogo sono stati trovati alcuni resti ossei che hanno permesso l’identificazione del suo corpo attraverso il DNA.
Omar Roberto Venturelli Leonelli era un dirigente del Movimiento de Izquierda Revolucionaria (M.I.R.). Era stato uno dei sacerdoti che aveva guidato gli indigeni mapuches nell’occupazione delle terre e per questo venne sospeso “a divinis” dal vescovo Bernardino Piñera. Diventato professore all’Università Cattolica di Temuco, si era sposato con Fresia Cea Villalobos e nel 1971 è nata la loro figlia Maria Paz Venturelli Cea (oggi residente a Bologna). Fu arrestato il 25 settembre 1973 a Temuco. Le sue tracce si perdono a partire dai primi giorni di ottobre del 1973.
La condanna
Gli ufficiali cileni condannati sono Rafael Francisco Ahumada Valderrama, Orlando Vasquez Moreno e Manuel Vasquez Chahuan. Per loro è stato spiccato un mandato di arresto internazionale.
Questa sentenza storica accompagna idealmente il Cile, dove si sta riscrivendo la Costituzione, verso il superamento di quella che è considerata una delle più lunghe e sanguinose dittature del secolo scorso.
Prossimo appuntamento significativo, quello presso la Corte Suprema di Cassazione, I Sezione Penale, contro García Meza Tejada Luis + 20 per la sentenza d’Appello del processo al Plan Condor. L’udienza, differita all’8 luglio, stabilirà i ricorsi richiesti da alcuni dei condannati nelle precedenti sessioni.
L’Associazione 24 marzo
L’Associazione 24 marzo «si ispira alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che riconosce pari dignità a tutti i membri della famiglia umana e ai loro diritti, uguali ed inalienabili e che costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Essa intende contribuire al rispetto dei diritti umani fondamentali, della dignità e del valore della persona, anche mediante tutela giudiziale, e promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di vita in un contesto di libertà dei popoli».
Per approfondire:
Processo Condor, una storia anche italiana (e valdese)
La caserma, la prigione e la chiesa