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Vercelli e l’antico Aron del Seicento: una festa per tutta la città

L' Armadio sacro della sinagoga della città piemontese è un gioiello da preservare


Un tesoro riscoperto. Un momento di festa e ripartenza per tutta la città e per l’ebraismo italiano.
È lo spirito che ha contraddistinto la presentazione, in sinagoga a Vercelli, dell’antico Aron del XVII secolo al centro negli scorsi mesi di un’azione di restauro fortemente voluta dalla presidente della Comunità ebraica vercellese Rossella Bottini Treves, quale ricercatrice storica e detentore di memorie storiche familiari, coadiuvata a livello professionale dall’architetto Paola Valentini e con il sostegno economico della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli.
 
L'Aron o Armadio Sacro è sempre presente all'interno delle sinagoghe con il compito importantissimo di custodire i rotoli della Torah.
 
Una cerimonia molto partecipata anche dalle istituzioni vercellesi e biellesi, accorse in sinagoga in gran numero. Con un pensiero rivolto al ricordo del rav Elia Richetti, recentemente scomparso, cui la cerimonia è stata dedicata. Questa data, questa giornata, nascono da un suo preciso progetto concordato con la presidente.
«È stato il nostro modo per dirgli grazie. I suoi insegnamenti, gli insegnamenti di un grande Maestro, sono sempre con noi» sottolinea Bottini Treves.
 
Folta la partecipazione anche dal mondo ebraico. Officiata dal rav Ariel Di Porto, la cerimonia in memoria del rav Richetti ha visto gli interventi del vicepresidente Ucei (Unione comunità ebraiche italiane) Giulio Disegni, del presidente della Comunità ebraica di Milano Milo Hasbani, del consigliere veronese dell’Unione Roberto Israel, che ha letto un messaggio di rav Umberto Piperno. La parola è poi passata a rav Amedeo Spagnoletto, direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara che ha collaborato con la Comunità di Vercelli, per un approfondimento specifico sulla storia e le specificità dell’Aron.
 
Rav Spagnoletto ha illustrato al pubblico la storia e il significato dell’Aron ha Kodesh nella tradizione ebraica con riferimenti ai più antichi esempi di Aron. A seguire la relazione sul restauro conservativo e sul ruolo della Soprintendenza a cura dell’architetto Valentini. Conclusione in musica barocca, con un concerto dello “Oinos Baroque Trio” con la direzione artistica e integrato da Simonetta Heger al clavicembalo. Tra i tanti presenti il presidente della Comunità ebraica torinese e presidente del Meis Dario Disegni e la consigliera Ucei di Mantova Licia Vitali Norsa.
 
L’Aron seicentesco, è stato spiegato, ha accompagnato i principali momenti di vita sinagogale già prima della clausura del ghetto vercellese ed è stato protagonista anche nella successiva fase apertasi con l’emancipazione e la costruzione del Tempio di via Foa (1878). Stilisticamente si tratta di un’opera barocca dipinta con finti marmi che rimanda a una struttura architettonica con colonne e capitelli, decorata con elementi vegetali e geometrici scolpiti e in parte dorati. Il corpo centrale, destinato alla conservazione dei Rotoli della Legge, è costituito da un vano il cui interno è rivestito di broccato rosso. Completano l’opera due pannelli lignei verosimilmente di recupero e databili alla metà del Settecento, con iscrizioni in ebraico dorate su fondo verde.
 
Tratto da moked.it


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