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Gustare la bontà di Dio

Un giorno una parola – commento a I Pietro 2, 3

Il Signore aprirà per te il suo buon tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la pioggia al tempo giusto e per benedire tutta l’opera delle tue mani 
Deuteronomio 28, 12

Davvero avete gustato che il Signore è buono 
I Pietro 2, 3

Dov’è che “gustiamo” che il Signore è buono? Dov’è che facciamo esperienza della sua bontà? Il “pasto” delizioso che ci viene preparato perché possiamo “gustare” che il Signore è buono è la sua Parola. Come è noto, nella Bibbia il pasto è il momento in cui spesso Gesù insegna, guarisce, incontra le persone che lo vogliono ascoltare. Ma è anche una bellissima metafora che possiamo utilizzare per la sua Parola. Chi ogni giorno siede alla mensa della sua Parola, riceve ogni volta un piatto diverso e ricchissimo che ci parla di Dio, della sua misericordia, della storia che Dio ha scritto per noi e di quella che ancora vuole scrivere con noi.

E non è un caso che l’evento centrale della nostra redenzione, cioè la morte e la resurrezione di Cristo, ci venga annunciato anche attraverso un pasto, che è diventato in tutte le chiese cristiane il sacramento della Cena del Signore, che è segno della bontà e della misericordia di Dio che in Cristo ha dato la sua vita per noi.

L’apostolo scrive “avete gustato”, perché si rivolge a persone che – per rimanere nella metafora del pasto – non sono state invitate per la prima volta a sedersi alla mensa della Parola di Dio, ma l’hanno già frequentata molte volte e vi ritornano volentieri proprio perché hanno gustato la bontà di Dio e vogliono continuare a gustarla e a nutrirsene.

Alla mensa della Parola di Dio troviamo cibi che non solo sono molto buoni, ma sono anche molto nutrienti: nutrono la nostra fede con l’annuncio dell’evangelo della grazia e della liberazione, nutrono la nostra speranza con l’annuncio del regno di Dio che è regno di giustizia e di pace, nutrono il nostro amore con l’esempio e gli insegnamenti di Gesù stesso. Chi ha gustato che il Signore è buono non può fare a meno di tornare a sedersi alla mensa della sua Parola e continuare a “gustarlo” e a nutrire la propria fede, la propria speranza e il proprio amore con le prelibatezze dell’evangelo.

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