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Siamo stati salvati e salvate per grazia

Un giorno una parola – commento a Efesini 2, 5

Guarda, io ti ho tolto di dosso la tua iniquità e ti ho rivestito di abiti magnifici 
Zaccaria 3, 4

È per grazia che siete stati salvati 
Efesini 2, 5

La lettera agli Efesini ci dice che siamo stati salvati per grazia. Non dice che siamo salvati per grazia, ma che siamo stati salvati per grazia. È un’azione compiuta, terminata, è qualcosa che è già accaduto. Ma accaduto quando? E compiuto da chi? È un’azione compiuta da Dio nella morte e resurrezione di Gesù Cristo. Allora è avvenuta la nostra salvezza, allora siamo stati salvati. Può sembrare un dettaglio, ma l’apostolo Paolo (o chiunque abbia scritto la lettera ai cristiani di Efeso) sceglie con cura il tempo dei verbi che usa; e la scelta di questo tempo verbale, che pone la nostra salvezza nel passato, ha un profondo significato: la decisione che Dio ha preso di salvarci ci precede, non dipende da noi.

La parola tratta dal libro del profeta Zaccaria « Guarda, io ti ho tolto di dosso la tua iniquità e ti ho rivestito di abiti magnifici», può essere interpretata come un’immagine dell’opera della grazia di Dio: Dio stesso ci toglie i vestiti sporchi della nostra ingiustizia e ci riveste dell’abito della grazia, di abiti magnifici. È lui che ci sveste e riveste, non lo facciamo noi; ma poi gli abiti magnifici li abbiamo noi addosso: dobbiamo trattarli bene, esserne riconoscenti a chi ce li ha donati. La nostra vita deve ora riflettere la “bellezza” degli abiti che indossiamo, deve cioè riflettere la grazia di Dio. Poiché siamo stati perdonati, siamo chiamati a perdonare. Poiché siamo stati amati, siamo chiamati ad amare. Poiché siamo stati riempiti dei doni della grazia, siamo chiamati a donare. Poiché il Figlio di Dio si è fatto servo per noi, siamo chiamati a farci servi per il prossimo. È per grazia, cioè è un dono, che siamo stati salvati e che siamo stati messi su questo cammino aperto dal Signore Gesù e sul quale egli ci chiede di seguirlo con fiducia.

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