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Censimento delle Rsa, così non va

Riflessioni sulla decisione di avviare un censimento dei servizi per anziani da parte dei Carabinieri a seguito di un protocollo siglato con la Commissione per l'assistenza sanitaria

I carabinieri nelle Rsa: i dubbi della Diaconia valdese. Pochi giorni fa è stato infatti siglato un protocollo d’intesa, come spiega l’Ansa, della durata di tre anni, con il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri per la ricognizione di tutte le residenze socio-assistenziali. La proposta è il frutto del lavoro della “Commissione per l’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana” con la Direzione generale della programmazione del Ministero della Salute.

Subito la presa di posizione della Diaconia, che gestisce varie strutture per anziani e persone vulnerabili, in particolare in Piemonte e nelle Valli Valdesi.

Ecco il testo:

«Il Ministero della Salute, grazie alla “Commissione per l'assistenza socio-sanitaria per le persone anziane”, ordina ai Carabinieri di fare il censimento dei servizi per anziani, con la velata promessa di "svolgere successive verifiche in relazione a situazioni meritevoli di approfondimento".

Così non va. La prima mossa della “Commissione per l'assistenza per la popolazione anziana” è fare un piano di ispezioni a tappeto, affidandolo all'Arma dei Carabinieri, esautorando di fatto Regioni, ASL ed Enti Locali e sovrapponendosi al loro legittimo mandato. 

Così non va. Riteniamo, come espresso recentemente, che sia necessaria una riorganizzazione complessiva dell’intervento sugli anziani, che favorisca la costruzione di percorsi di assistenza in tutte le fasi della vita, collocando il ruolo dell’assistenza residenziale all'interno di un "pannello" di proposte, quando le persone non possono o non vogliono essere assistite domiciliarmente.  Non è con la demonizzazione delle strutture residenziali che si risolve il problema.

Così non va. Siamo stati fra i primi a segnalare come la regionalizzazione della sanità potesse diventare un fattore di diseguaglianza fra i cittadini del nostro paese, ma la soluzione non è certo la militarizzazione del controllo. Il compito centrale è stabilire Livelli Essenziali di Assistenza per le persone, indipendentemente dalla collocazione geografica di residenza, e promuovere un’equa parametrazione delle risorseda destinare a questi progetti.

Così non va. La nostra realtà e la nostra storia ci mettono al riparo da accuse di speculazione sulla pelle degli anziani o di abuso di risposte istituzionalizzanti e non capiamo il senso di questa battaglia, neanche tanto sommersa, fra chi è pro e chi contro le RSA, giocata a colpi di scandali che non serve a nessuno, sicuramente non alla popolazione anziana fragile.

Così non va. Ci sono molte ombre nella gestione dell’assistenza agli anziani, che denunciamo e denunceremo. Ci sono sicuramente strutture speculative, ci sono sicuramente anziani abbandonati a loro stessi o messi in mano a "badanti" non proprio adeguati. Apprezziamo il lavoro dei Carabinieri dei NAS quando intervengono in queste situazioni, reprimendo e perseguendo con serietà e rigore comportamenti speculativi o dannosi per le persone, per cui ci stupisce possano essere chiamati ad altri compiti che, se fossero solo di raccolta dati e statistici, potrebbero essere assolti dall'ISTAT.

Così non va. Dalla lettura dei paragrafi dedicati alla questione dal PNRR non emerge una linea chiara sullo sviluppo della necessaria riforma dell’assistenza degli anziani. Auspichiamo si evitino opzioni che alimenterebbero tensioni e contrapposizioni inutili alla soluzione del problema. È necessario tenere al centro di ogni sforzo l’attenzione alle donne e uomini anziani, fragili o non autosufficienti, che necessitano di risposte eque e di qualità più che di ricognizioni triennali».

Interesse geografico: