Qual è la nostra relazione nei confronti di Gesù?
12 aprile 2021
Un giorno una parola – commento a Luca 2, 29-32
Questa città sarà per me un motivo di gioia, di lode e di gloria fra tutte le nazioni della terra che udranno tutto il bene che io sto per fare loro; esse temeranno e tremeranno a causa di tutto il bene e di tutta la pace che io procurerò a Gerusalemme
Geremia 33, 9
Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele
Luca 2, 29-32
Un anziano uomo di fede, “giusto e timorato di Dio”, testimonia con gioia la luce che sta per illuminare le genti.
Simeone mosso dallo Spirito Santo va incontro a Maria e Giuseppe che conducono al Tempio il bambino Gesù per adempiere le prescrizioni della Torah. Non si tratta di una scena pittoresca, bensì di un atto profetico. L’evangelista, infatti, in tutta la narrazione insiste sul ruolo dello Spirito Santo, sorgente della profezia. «Lo Spirito Santo era sopra di lui; e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore» (Lc. 2, 26-27).
Simeone nel prendere tra le sue braccia quel piccolo bimbo, riconosce in lui la gloria del popolo d’Israele. Quel che vede con lo sguardo della fede è il Messia, il Salvatore promesso «dinanzi a tutti i popoli» per illuminare le genti.
In quel bambino, l’antico Israele testimonia che la promessa è giunta a compimento, la speranza è diventata realtà nella storia, il mistero è svelato nel breve canto di lode e di ringraziamento. Quel bambino sarà un segno: roccia, pietra angolare su cui il credente costruirà l’edificio della sua esistenza.
La luce che ha illuminato l’anziano Simeone e che gli ha fatto vedere la salvezza di Dio, può illuminare anche la nostra vita da farla diventare luminosa.
Qual è la nostra relazione nei confronti di Gesù? Quando pensiamo all’amore di Dio per noi che si è manifestato in quel bambino fragile, quanti di noi come Simeone sono davvero meravigliati?
Quanti di noi si rendono conto che Dio ci ama e ci dona ancora oggi la possibilità di avere una relazione con Lui proprio attraverso l’opera di Gesù?
Quanti di noi hanno davvero realizzato la salvezza di Dio nella propria vita, avendo una relazione vera e profonda con la gloria di Israele, la luce che illumina le genti?
Immagine: Giotto, particolare di Presentazione di Gesù al Tempio (1303-1305 circa), Cappella degli Scrovegni, Padova