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Norcia, una piccola luce

di Celi

Il progetto Happy English finanziato dalla Chiesa luterana in Italia in Umbria stoppato dal Covid; si spera in un recupero in estate

Da tanti anni insegna inglese agli adulti nei corsi serali. Da quando però un terribile terremoto ha raso al suolo la sua città, Norcia, lo fa anche per i più piccoli nell’ambito di un progetto pensato per portare allegria, luce e speranza: Happy English per i bambini delle elementari. E Paola Conforzi non è soltanto teacher, ma è anche mamma. Suo figlio Matteo frequenta la quarta elementare e fa parte del gruppo di bambini che giocando e cantando imparano l’inglese.

Il vostro progetto, Happy English, è partito nel 2017, l’anno dopo il terremoto, un piccolo progetto diaconale finanziato dalla Celi, la Chiesa evangelica luterana in Italia, che ha portato un momento di serenità nel quotidiano di una città fantasma, segnata dalla polvere, dagli scheletri di quelle che una volta erano case, chiese, scuole e infrastrutture varie. E poi è arrivato il Covid…

«Sì, davvero non ci voleva. Noi, per quanto piccola sia Norcia, siamo in zona rossa, bloccati completamente. Ci siamo fermati all’inizio di marzo 2020, in autunno avevamo poi trovato una nuova sala ma si è fermato tutto, e ora non se ne parla proprio. Un vero peccato. Dopo il terremoto, in un clima di terrore, questi venerdì pomeriggio ci hanno portato un po’ di spensieratezza».

Durante l’estate scorsa avete potuto recuperare?

«Si, ci siamo sempre trovati il pomeriggio sul tardi. E i bambini erano felici di tornare insieme. Come anche le mamme. Ci siamo incontrati all’aperto».

Non avete pensato di proseguire gli incontri di Happy English online?

«Sinceramente no. I bambini stanno già ore davanti allo schermo perché sono in Dad (Didattica a Distanza). Il pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, si vedono magari, sempre via video, un attimo con i loro amichetti o con i nonni… Non possiamo aggiungere altre ore davanti ad uno schermo. Reggono con difficoltà, bisogna finire il programma di scuola e poi abbiamo da combattere anche con problemi di linea».

Cosa vi manca di più?

«Il contatto umano. Giocare e cantare insieme. Il progetto Happy English ci è stato davvero di aiuto. È stato un pomeriggio particolare in una vita segnata dal terrore, dalla desolazione, dalla polvere, dalla distruzione. Pensare ad altro, condividere con le altre mamme un momento di spensieratezza e la gioia di vedere i nostri figli insieme in un contesto allegro, felici e anche impegnati in qualcosa di utile come l’imparare una lingua».

Pensate di ricuperare anche quest’estate?

«Se tutto ripartisse sì, abbiamo dei bei giochi da fare all’aperto. Tanto da noi la maggior parte delle famiglie si fermano anche d’estate. Magari manca un bambino per una settimana, poi un altro, ma niente di più. La pandemia è un ulteriore incubo. Siamo una cittadina piccola, solo poche migliaia di persone, ma ci sono tanti, troppi infetti. La variante inglese qui è arrivata già a gennaio. Le strade sono deserte. Ci sentiamo davvero avviliti. Pensare di poter ripartire con Happy English in estate sarebbe una piccola luce».

Chi sta dietro Happy English?

«Siamo delle mamme. Patrizia Brugnoli ha stabilito il contatto con la Celi e la Comunità di Roma, io porto l’esperienza dell’insegnamento e le conoscenze d’inglese, e c’è l’aiuto di qualche altra mamma».

 

Foto di Sailko, la piazza di Norcia con la basilica di San Benedetto in ristrutturazione

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