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Chi signoreggia la mia vita?

Un giorno una parola – commento a I Re 8, 60

Tutti i popoli della terra riconoscano che il Signore è Dio e non c’è alcun altro 
I Re 8, 60

Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo; e tutte le nazioni verranno e adoreranno davanti a te, perché i tuoi giudizi sono stati manifestati
Apocalisse 15, 4

Non c’è ambito religioso che non disapprovi l’idolo e l’idolatria. Quest’ultima è camaleontica e si presenta sotto varie forme. Nell’oggi, l’idolatria per eccellenza è il consumismo sfrenato, ma la classifica è lunga perché l’uomo continua a costruirsene: la carriera, la forma fisica, la moda, la ricchezza, il possesso di molti beni, ecc.

Prostrarsi davanti ad idolo, pare sia una necessità inderogabile, una ragione di vita. 

Perché tutto questo? Perché l’uomo è schiavo delle proprie inquietudini e orienta tutte le sue energie nel perseguire qualcosa che lo faccia sentire realizzato, senza – purtroppo - riuscirvi.

L’uomo vive in una sfera di continua insoddisfazione, talvolta dovuta ad insicurezza, ad un senso di inadeguatezza che lo fa sentire perennemente secondo.

Per chi osserva il mondo con gli occhi della fede, resta sempre valido il famoso detto di Pascal: “Nel cuore di ogni uomo c’è un vuoto che ha la forma di Dio e che solo Dio può riempire per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo”.

Finché quel vuoto non sarà colmato da fede autentica, l’uomo rincorre invano il suo idolo, perché ha bisogno di una stampella cui appoggiarsi, e, seguendo questa logica finisce con l’essere schiavo dell’idolo, cedendo a lui la sua libertà; ed ecco si rimette in moto il circolo vizioso: dopo la rincorsa, raggiunto lo scopo, l’uomo trova la propria quiete per poco tempo, poi, man mano riemerge l’insoddisfazione e con essa la necessità di rincorrere un nuovo idolo. 

Questa è una prigione mentale e spirituale. Da credenti cerchiamo di non restare impigliati in questa subdola rete. La Parola ci rassicura che Cristo (la Verità), ci farà liberi (v. Gv 8, 32).

Dunque, combattere l’idolatria non è difendere il primato di Dio, ma difendere l’uomo e la sua dignità.

Domandiamoci dunque: chi signoreggia la mia vita?

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