Giovani evangelici e cattolici, un documento di speranza
26 gennaio 2021
Una lettera della Fgei e della Fuci a conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
Una “prima volta”, una novità, avranno pensato in molti vedendo arrivare un documento con la doppia firma: Fgei/Federazione giovanile evangelica in Italia e Fuci/Federazione universitaria cattolica italiana: il testo in questione è una lettera, redatta in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, appena conclusa e consultabile qui.
«La Fgei e la Fuci – ci dice Annapaola Carbonatto, segretaria del movimento evangelico – dialogano da molti anni. In particolare negli ultimi anni abbiamo partecipato ai forum promossi dalla Fuci e dal Movimento ecclesiale di impegno culturale, dal titolo Cristiani in ricerca. La Fgei era stata invitata all’edizione del 2016, il cui titolo era Perdono: una logica alternativa?, e nel 2017, sul tema Esiste un potere giusto?».
Non solo: «L’attuale presidente della Fuci, Martina Occhipinti, e io – prosegue Carbonatto – abbiamo anche partecipato a un tavola rotonda interreligiosa organizzata dall’associazione culturale ebraica Anavim dedicata ai giovani e alle giovani di diverse organizzazioni religiose e fedi. A seguito di quell’evento ci eravamo dette che ci saremmo mantenute in contatto e che avremmo cercato di favorire iniziative e incontri in futuro fra le due realtà di cui facciamo parte, e così è stato. Quando Martina mi ha chiamato e mi ha detto “che ne dici se scriviamo una lettera comune per commentare il tema della Spuc di quest’anno?”, come Consiglio della Fgei non abbiamo potuto che accettare con gioia questa proposta».
Da qui il testo redatto insieme, che naturalmente non può non fare riferimento alla situazione di pandemia in cui ci troviamo a vivere, ma che esprime un bel senso di speranza condivisa: prendendo atto dei limiti imposti dalla pandemia e delle grandi fratture nella società che quest’ultima ha portato in luce, si dice infatti che questi «possano essere anche i luoghi dai quali ripartire per una nuova realtà dove abitare e una nuova consapevolezza della tutela del bene supremo. Come tralci dell’unica vite nella quale siamo chiamati e chiamate ad abitare, per poter portare assieme i frutti e viverli nell’ottica della reciprocità e nella carità».
Qualche rammarico e le aspettative per un domani? «Non è stato possibile organizzare anche un incontro di preghiera – conclude la segretaria Fgei – ma ci sarebbe piaciuto e cercheremo di proporre qualcosa di analogo per il futuro! Intanto siamo molto felici di aver lavorato insieme alla produzione di questo testo e speriamo che possa essere un passo per la realizzazione di una strada da percorrere assieme».