Il comune amore per le Scritture
15 dicembre 2020
Dedicato ai profeti il secondo volume della Bibbia dell'Amicizia
«È partendo dal legame con il popolo d’Israele che abbiamo bisogno di comprendere teologicamente e spiritualmente e di vivere il nostro rapporto con Dio e la nostra responsabilità nel mondo» (Dichiarazione del Sinodo della Chiesa evangelica in Germania del novembre 2016). Parole nette e inequivocabili che impegnano i cristiani ad affermare con forza che la loro radice e la loro discendenza sono fondate sulla comune Scrittura ebraica. Esiste, infatti, come sottolinea papa Francesco, «una ricca complementarietà che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica e aiutarci vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola» (Evangelii gaudium, n. 249).
Che tutto ciò non sia vuota retorica è dimostrato non solo da documenti ufficiali e da sempre più frequenti occasioni di incontro, ma anche da iniziative editoriali, tra le quali spicca per originalità di impostazione la Bibbia dell’Amicizia, di cui è appena stato pubblicato il secondo volume*. L’impianto generale non è cambiato. Dopo l’introduzione agli scritti storici e profetici contenuti nella seconda sezione delle Scritture ebraiche (Neviim), affidati a quattro studiosi, i due curatori hanno scelto 48 brani tratti dai Neviim e affidati ad altrettanti studiosi e studiose – tra loro vi sono biblisti e bibliste, filosofe e filosofi, storiche e storici, scrittori e scrittrici, psicoanalisti, tutti accomunati dall’amore per la Scrittura. Trovo significativo che non si sia fatta la scelta di affidare lo stesso brano biblico a un ebreo o un’ebrea e a un cristiano o cristiana, cosa che avrebbe rischiato di “costringere” il lettore a una scelta di campo tra due diverse letture.
Data la natura antologica dell’opera, i testi si possono prestare sia a una lectio continua sia a una lettura frammentaria. In entrambi i casi il lettore attraversa i brani e i relativi commenti seguendo un percorso in cui esegesi, storiografia ed ermeneutica si combinano in un variegato intreccio di prospettive.
Se nel dialogo tra le confessioni cristiane si usa dire, a buon diritto, che sono più le cose ci uniscono di quelle che ci dividono, nelle relazioni tra ebrei e cristiani ciò che ci unisce – le Scritture sacre – è anche ciò che ci divide. È un dato di fatto che le Scritture cristiane sono costituite dall’Antico e dal Nuovo Testamento, due insiemi canonici diversi che portano con sé una interpretazione diversa. E tuttavia la fede degli ebrei testimoniata nella Bibbia ebraica è per i cristiani il fondamento della loro stessa fede, anche se Gesù costituisce per essi l’unica chiave ermeneutica delle Scritture ebraiche.
I curatori dell’opera – un ebreo e un cattolico – sono ben consapevoli di questo. D’altro canto, i cristiani possono parlare di Cristo non nonostante l’Antico Testamento, ma grazie a esso; a loro volta, gli ebrei, nel loro pluralismo, possono apprezzare le prospettive esegetiche aperte dai cristiani. Ciò è possibile perché «la parola del Signore è dinamica, i testi crescono con i loro lettori, ebrei e cristiani hanno una memoria biblica comune e anche una comune speranza messianica» (p. 22). La Bibbia dell’Amicizia mostra quindi come sia possibile apprezzare l’esegesi altrui non per una mera curiosità intellettuale, ma anche come arricchimento della propria esegesi e della propria fede. E ciò senza sovrapposizioni, senza riduzionismi o sincretismi a buon mercato, bensì nella varietà degli approcci che la costitutiva pluralità del testo biblico esige. La scommessa degli autori può quindi dirsi vinta. Prima infatti dell’appartenenza religiosa, a fondamento dell’amicizia tra ebrei e cristiani c’è l’amore per la Bibbia che secoli di antigiudaismo non hanno soppresso.
La diversità non viene né annullata né annacquata. Sarebbe una mancanza di rispetto per le rispettive tradizioni. Viene invece vista come motivo non più di conflitto ma di arricchimento reciproco. Il conflitto nega l’identità altrui, mentre il dialogo rafforza la propria identità nel confronto con quella altrui. È in questo snodo che gli ebrei e i cristiani insieme possono rispondere alla domanda che Adonai rivolge all’Adam: «Dove sei?» (Bereshit/Genesi 3, 9).
1. La Bibbia dell’amicizia, vol. II: Neviim/Profeti, a cura di M. Cassuto Morselli e G. Michelini, San Paolo, Cinisello B. (Mi) 2020. È già prevista la stampa del terzo e ultimo volume dedicata ai Ketuvim/Scritti.