In memoria di Lidia
10 dicembre 2020
Un ricordo "evangelico" di Paolo Ferrero, valdese, già segretario di Rifondazione comunista, del suo rapporto con la partigiana, femminista, i cui funerali si svolgeranno oggi pomeriggio, a Bolzano.
A Bolzano si terrà oggi alle 15 l’ultimo saluto alla partigiana, femminista, ex senatrice, simbolo di tante lotte nel nostro Paese, Lidia Menapace. La cerimonia funebre sarà trasmessa anche in diretta online, sul canale youtube del Comune altoatesino. E’ morta lunedì scorso, a 96 anni, a causa del Covid.
Abbiamo chiesto un ricordo “in chiave evangelica” a una persona che la conosceva bene, che ha condiviso con lei un lungo percorso politico, Paolo Ferrero, valdese, già segretario di Rifondazione comunista, attualmente vice presidente del Partito della Sinistra europea.
Oggi vi saranno i funerali di Lidia Menapace. Il covid che ce l’ha portata via ci impedisce di partecipare e così ognuno di noi elabora individualmente – o al massimo con la mediazione dei social – il lutto. In 40 anni di militanza comunista mi è capitato molte volte di discutere di Dio, del perché sono credente e cosa significa. Sovente mi è capitato di litigare contro luoghi comuni, perché in Italia ogni ateo è in realtà un cattolico che ha smesso di credere e quindi è ateo da una visione di Dio da cui sono ateo anche io… Con Lidia non ho mai discusso di Dio e della fede. Nonostante negli ultimi 15 anni vi fossero state scelte comuni molto forti e che ci hanno fatto trovare e collaborare in modo molto stretto. Lidia si iscrisse a Rifondazione Comunista quando io ne divenni segretario nel 2008 in seguito ad una battaglia politica durissima sulla necessità di costruire un progetto politico alternativo al PD. Era una battaglia totalmente controcorrente, assai impopolare nel ceto politico-intellettuale della sinistra, eppure Lidia scelse proprio quel momento per iscriversi a partito e testimoniare la sua scelta. Così come poco tempo dopo accettò di dirigere la rivista di Rifondazione Comunista, il mensile “Su la testa”. Così collaborammo strettamente per anni e ci trovammo a discutere di tutto ma non di Dio, nel quale entrambi credevamo e crediamo. Perché? A mio parere perché nel corso della nostra esistenza abbiamo maturato la stessa idea di Dio: non un Dio che da risposte ma un Dio che ti interroga, che ti pone la domanda sulla tua esistenza. Un Dio che ti chiama ad una responsabilità nella consapevolezza che la scelta è tua e non sua. Un Dio che indica la pace l’amore e la giustizia ma che non ha nulla a che vedere con l’integralismo e con la giustificazione delle proprie posizioni politiche con la volontà di Dio. Ecco, penso che con Lidia abbiamo collaborato con una sintonia che andava al di la delle scelte politiche anche perché da quella idea di Dio ne derivava una idea di antropologia simile. Lidia mi ha detto più volte che mi sosteneva perché non ero un leader e non anelavo essere un leader ma ero un dirigente politico che cercava di fare il dirigente politico. Ecco, in quella comune ripulsa del leader – che al di la dei discutibili tratti personali implica la ricerca di gerarchie di potere – e in quella comune valutazione positiva della responsabilità insita nel ruolo di direzione politica, ho scorto la comune fede evangelica, in quel Dio che chiama a libertà e a responsabilità. Ciao Lidia, che la terra ti sia lieve.
Paolo Ferrero
Pinerolo, 10/12/2020