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Condividere le ricchezze con chi non ha

Un giorno una parola – commento a I Timoteo 6, 17-19

Bevono il vino in ampie coppe e si ungono con gli oli più pregiati, ma non si addolorano per la rovina del loro paese
Amos 6, 6

Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d’animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo; di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a dare,così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per l’avvenire, per ottenere la vera vita
I Timoteo 6, 17-19

Molti i brani biblici: le parabole raccontate da Gesù, le esortazioni (qui si parla di un ordine!), le minacce (Giacomo 5), il sarcasmo (Luca 12), le filippiche dei profeti, che mettono sotto la lente la questione dei ricchi e delle ricchezze.

Purtroppo sull’argomento ricchezza la Chiesa ha sì predicato, ma in genere per mettere in guardia i poveri dai pericoli che essa comporta, mentre poi nella pratica ha tenuto in gran conto i ricchi e i potenti. 

Per essere benevoli potremmo dire che si è pensato che da loro potesse cadere qualche briciola per i poveri, un po’ come racconta la parabola del ricco e del povero Lazzaro, ma per lo più si sono raccolte delle “donazioni” per la Chiesa (entità astratta, i cui gestori, persone assai concrete, ben sapevano applicare la massima “non mettere la museruola al bue che trebbia”), che poi le avrebbe distribuite, facendo balenare il paradiso ai donatori.

Da ultimo si è andata anche affacciando una assurda pseudoteologia, il “Vangelo della prosperità”, secondo la quale più sei ricco più significa che il Signore ti ha benedetto.

In questo brano non si esaltano i sentimenti rivoluzionari, non si incita ad assaltare le case dei ricchi, non si propugnano “espropri proletari”. Anzi, si dà per scontato che i ricchi ci sono. Non ci si chiede nemmeno come hanno fatto ad arricchirsi. Si pone però la questione della redistribuzione della ricchezza, partendo da azioni semplici ma precise. Chi ha di più deve donare, dare, fare del bene, fare opere buone. E con abbondanza.

È un ragionamento semplicistico, addirittura ingenuo, che non convince chi abbia cognizioni minime di economia. Ma resta un punto di partenza. Che dovrebbe portare al ragionamento che tutti devono amministrare insieme ciò di cui si dispone. E che la Chiesa dovrebbe essere la grande mediatrice in questa situazione. 

Dio ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo. Ce n’è per tutti: non è l’accumulare lo scopo della vita, ma il ben amministrare.

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