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Una parola buona verso tutti e tutte

Un giorno una parola – commento a Proverbi 12, 25

La sofferenza del cuore abbatte l’uomo, ma la parola buona lo rallegra
Proverbi 12, 25

Siate benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo
Efesini 4, 32

Il libro dei Proverbi è stato scritto per insegnare ai giovani ad agire con giustizia e rettitudine nelle decisioni e attività della vita; sono esortazioni utili anche per noi. 

Queste parole sono particolarmente appropriate per la situazione in cui ci troviamo oggi. Paura, sconforto, diffidenza nei confronti degli altri; stanchezza per il prolungarsi della situazione. Il nostro cuore è sofferente, o come traducono altri, pesante: questo ci abbatte, ci piega in due. Abbiamo allora veramente bisogno di sentirci rincuorare. Ogni parola di conforto ci può aiutare e ridare speranza. Anche il passo della lettera agli Efesini parla di essere benevoli e misericordiosi gli uni con gli altri: ma pare che questa esortazione sia rivolta ai membri della comunità. L’esortazione di Proverbi si apre verso l’umanità intera: la parola buona verso tutti e tutte. 

Il nostro essere credenti, infatti, non si esplica soltanto all’interno della comunità ma si apre anche all’esterno, persino nei confronti di chi non conosciamo affatto. Invece spesso siamo distratti o diffidenti, meno attenti alle persone intorno a noi.

Un gesto di attenzione di uno sconosciuto, una parola gentile di una persona che a mala pena si conosce possono davvero rallegrare il cuore; ricordo un farmacista dell’ospedale, che pur non conoscendomi mi rivolse poche parole, ma piene di conforto.

Altrettanto importante è la parola buona che noi rivolgiamo a chi incontriamo sul nostro cammino. Come quella volta che una sera sul treno incrociai lo sguardo di una ragazza sconosciuta e le sorrisi. Così, senza pensare. Mi ringraziò, dicendo che era il primo sorriso che aveva ricevuto quel giorno.

L’attenzione costante alle persone intorno a noi è, anche questo, un modo per seguire l’esempio di Gesù, che era così sollecito di fronte alla sofferenza di chi incontrava sul suo cammino. Anche con questi piccoli gesti esprimiamo la gratitudine per essere stati salvati e salvate senza alcun merito nostro.

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