Dov’è Dio?
05 giugno 2020
Un giorno una parola – commento a Salmo 42, 3
Le mie lacrime sono diventate il mio cibo giorno e notte, mentre mi dicono continuamente: «Dov'è il tuo Dio?»
Salmo 42, 3
«La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza»
II Corinzi 12, 9
Chissà quante volte ci siamo chiesti “dov’è Dio?”. È una domanda che l’umanità si pone ogni qualvolta si sente sconfitta e atterrata da qualcosa di più grande; è la domanda che torna a galla quelle volte in cui il nostro cuore si consuma di tristezza, di impotenza, di rabbia, di dolore. Dov’è Dio nel dolore del mondo? Dov’è Dio nello squallore della violenza? Dov’è Dio nei volti di quei popoli piegati dalla fame? Dov’è Dio, mentre un uomo stronca la vita di una donna? È una domanda frequente questa, che lascia trasparire la resa dell’umanità di fronte al male. È una domanda comune, questa, tanto comune quanto comoda.
È comodo, infatti, scaricare sugli altri le nostre frustrazioni, i nostri risentimenti; è comodo attribuire agli altri le colpe dei nostri fallimenti, senza, magari, aver mosso un dito affinché le cose potessero cambiare direzione. Certo, cercare di dare una spiegazione a tutto sarebbe illogico, così come pensare di poter modificare il corso di tutti gli eventi sarebbe da megalomani. Ci sono cose che l’umano pensiero non arriva a comprendere. Ma quando ci chiediamo dove fosse Dio, mentre una giovane donna veniva massacrata da chi sentiva dentro sé il diritto di vita e di morte su di lei, forse dovremmo chiederci dove ci trovavamo noi quando quella donna veniva sottilmente dileggiata con una battuta, con uno sguardo ammiccante, con una parola di troppo davanti ai nostri stessi occhi che, anziché indignarsi, si riempivano di complicità. Forse dovremmo pensare a dove abbiamo confinato Dio quando, presi dalla ricerca spasmodica del nostro successo, abbiamo dimenticato quanto anche noi, figli e figlie di questa società troppo consumistica, ci siamo disinteressati delle sorti dei quei pancini gonfi d’aria, capaci di suscitare in noi tanta passeggera tenerezza.
Forse è quello il momento in cui Dio è più presente, quando scuote le nostre coscienze e si ripropone nudo e povero ai nostri occhi. Saranno modi duri questi, terapie d’urto, ma spesso funzionano e spesso ci aiutano a dire “O Dio, manifesta la tua potenza nella mia debolezza”.