Scoprire la dimensione della gratuità
04 maggio 2020
Un giorno una parola – commento a Luca 14, 22-23v
Li riunì da tutti i paesi, da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno. (…) Celebrino il SIGNORE per la sua bontà e per i suoi prodigi in favore degli uomini!
Salmo 107, 3; 8
Poi il servo disse: «Signore, si è fatto come hai comandato e c’è ancora posto». Il signore disse al servo: «Va’ fuori per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, affinché la mia casa sia piena»
Luca 14, 22-23
Tutti siamo invitati a gran voce a essere presenti al banchetto del regno di Dio. Nessuno viene escluso e non importa chi siamo, da dove proveniamo, cosa abbiamo fatto in passato. C’è posto per tutti. E se siamo troppo impegnati per accettare l’invito, Gesù ci dice che troverà altri pronti a raggiungerlo. Tutti siamo convocati, ma non tutti siamo pronti a cogliere l’invito, pensiamo di poter rimandare ad un tempo migliore, altro è più urgente, prioritario.
In questi ultimi due mesi in cui stiamo vivendo come in un mondo ostile che ci costringe in casa, senza poter più fare le cose dai noi ritenute urgenti e indispensabili fino all’inizio della quarantena, limitati a mangiare e dormire e solo per una minoranza a lavorare, possiamo trovare il tempo per scoprire la dimensione del dono, della gratuità. L’amore di Dio è un dono gratuito sempre presente di cui pochi ne percepiscono la forza e la potenza. Viene nominato spesso, spiegato, ricordato, penso in ogni culto, ma rimane come sospeso, irraggiungibile alla comprensione. Non c’è ricatto nell’amore. «Ti amo così come sei», dice il Signore. Per questo ci rispetta e ci lascia liberi di scegliere se seguirlo e come seguirlo. Non ci sono scelte migliori o sbagliate, l’importante è essere al suo seguito. Chi altro ci ama senza volere nulla in cambio?
Cosa ci impedisce di rispondere a questa chiamata se non il nostro disinteresse, la nostra impazienza, la nostra rabbia, l’incapacità di riconoscere l’amore, e ancora i nostri dubbi, la nostra paura. Tutti sentimenti che albergano in noi, sempre pronti a venire fuori e a renderci insicuri, incerti nel nostro cammino, incapaci di comprendere e condividere.
L’esperienza della quarantena ci fa conoscere cos’è davvero la paura: la negazione dell’amore. Chi ha paura mette davanti solo se stesso e vede nell’altro solo un nemico che porta il virus, cresce la diffidenza e la lontananza anche dello sguardo, nasce la ricerca all’untore e la vera solitudine anche interiore. Di chi ti puoi fidare? A chi ti puoi avvicinare? Chi cerca di superare la paura con l’amore cerca di aiutare secondo le sue forze e le sue capacità. L’altro rimane sempre il prossimo anche in una situazione di emergenza. Non so cosa ci porterà il futuro, ma sono convinta che il patto di Dio con l’umanità non si è spezzato e che sempre la sua mano è tesa verso di noi, per una soluzione che comprende tutti. Pur nell’emergenza, non dimentichiamo il nostro prossimo, impariamo a sorridere con gli occhi e avere uno sguardo pieno di comprensione.