Come la Diaconia valdese affronta l’emergenza Coronavirus
07 aprile 2020
Non solo investimenti nei dispositivi di protezione individuale ma anche collaborazione con le altre strutture
In questo momento di emergenza, paura, tensioni emotive e comunicazioni confuse, la Diaconia valdese sta operando, come è solita fare, con massimo impegno, trasparenza e dedizione; l’azione della Diaconia è stata illustrata con un puntuale comunicato stampa.
Le strutture residenziali per anziani rientrano nel Sistema sanitario nazionale (Ssn) ed è alle direttive degli organismi di riferimento del Ssn che si sono attenute: Asl, Regione, Ministero della Salute, Iss (Istituto superiore di sanità), Oms (Organizzazione mondiale della sanità).
«Per prima cosa abbiamo pensato agli operatori che avrebbero dovuto affrontare questo periodo che si sapeva sarebbe stato impegnativo, stabilendo un premio economico mensile per queste categorie. Dal 24 febbraio, quando il pericolo sembrava confinato in qualche zona della Lombardia, abbiamo cominciato ad approvvigionarci di dispositivi per la protezione (mascherine, guanti, visiere, ecc.). Dal 3 marzo abbiamo istituito una task force dedicata al reperimento di questi materiali che ha approvvigionato le strutture con un costo, al momento, di 80.000 euro. È importante ricordare che abbiamo comunque, anche nelle fasi più critiche, sempre avuto a disposizione i “presidi sanitari” previsti dalle procedure approvate dall’Asl, in linea con le indicazioni dell’Iss. È anche vero che abbiamo sempre detto, e continuiamo a sostenerlo, che i presidi devono essere utilizzati in modo appropriato, quando è definito necessario dalle procedure adottate e non sulla libera interpretazione del singolo operatore».
Le strutture residenziali per anziani, le case di riposo, sono luoghi particolarmente a rischio per l’età degli ospiti, per le loro condizioni, per lo più di non autosufficienza, ma anche perché ci sono decine di operatori che vanno quotidianamente a svolgere il loro servizio, con il rischio sia di trasmettere che di essere contagiati da altri colleghi o da ospiti che, a loro volta, sono stati contagiati.
Questa difficoltà ci ha portato a chiudere la possibilità di visita fin dal 3 marzo, costringendo alla separazione le famiglie dai loro cari.
«Noi abbiamo lavorato – afferma Giorgio Sergnese, direttore sanitario della Diaconia valdese valli –monitorando costantemente e giornalmente le indicazioni e disposizioni del Ministero della Salute e della Regione, in contatto con l’ufficio di igiene dell’Asl To3, e mettendo in atto interventi e azioni consigliate a seconda dell’andamento giornaliero dell’epidemia. Abbiamo operato in modo corretto – prosegue Sergnese – per tutelare i nostri ospiti, che sono persone molto fragili, nonché la salute dei nostri operatori».
È stata costituita un’unità di crisi della Diaconia valdese a livello nazionale che si riunisce giornalmente per coordinare gli approvvigionamenti dei dispositivi e l’allineamento delle procedure organizzative tecniche e sanitarie. Anche per le strutture del Pinerolese è stato costituito un gruppo di lavoro che si riunisce quotidianamente per garantire le migliori risposte possibili alle sfide che ogni giorno si rinnovano.
«Mai come ora la Diaconia si è mossa in modo così unitario e coeso. La crisi – sostiene Gianluca Barbanotti, segretario esecutivo della Diaconia valdese – ha costretto a unire le forze e le risorse per rispondere in modo rapido ed efficace ai rischi che andiamo ad incontrare ogni giorno. Le scelte dei responsabili, la definizione delle procedure, l’utilizzo dei dispositivi fanno parte di scelte condivise a tutti i livelli dell’organizzazione proprio per evitare che in questi momenti confusi e di tensione ci siano spazi per iniziative individuali e arbitrarie». «Insomma – conclude Barbanotti – ci mettiamo la faccia».
Gli ospiti, famiglie e operatori sono sempre stati aggiornati per quanto di loro interesse; si tratta però di dati sensibili, sottoposti ai vincoli di tutela della riservatezza e, nel caso specifico, c’è tutta l’attenzione a non incorrere nel rischio di commettere “procurato allarme”.
Consapevoli delle grandi paure e difficoltà che tutti quanti stiamo affrontando, conclude il comunicato, «fiduciosi della capacità resiliente, costruttiva e solidale del nostro territorio, con il quale dialoghiamo e operiamo costantemente, continuiamo ad operare in maniera trasparente e professionale e a "servire con le persone"».