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Gustare la bontà di Dio

Un giorno una parola – commento a I Pietro 2, 3

Tutti quanti sperano in te perché tu dia loro il cibo a suo tempo. Tu lo dai loro ed essi lo raccolgono; tu apri la mano, e sono saziati di beni
Salmo 104, 27-28

Davvero avete gustato che il Signore è buono
I Pietro 2, 3

A ben considerare le cose, il versetto tratto dalla prima Lettera di Pietro, così come è riportato dal Lezionario Un giorno una parola, è introdotto da un “se” e non può essere disgiunto dai versetti successivi. Manteniamo, per correttezza, il periodo ipotetico: “SE davvero avete gustato che il Signore è buono”. Se proprio è vero che Iddio in Cristo ha rifondato la vostra esistenza come vita vera al suo cospetto, se vi ha resi capaci di agape perché vi ha amati per primo e resi dunque abili di un amore che le vostre sole forze non erano in grado né di prevedere né di attuare, se la riconoscete, questa novità della vicinanza di Dio, nella comunione dello Spirito che vi ha donato, se il vostro impegno si situa ora nella vostra compassione (che, come dice il dizionario, vuol dire sentimento di partecipazione alle altrui sofferenze); se tutto questo è vero, come deve essere vero, capiamo la possibilità di vita che ci è stata offerta? Siamo stati afferrati e catapultati nella famiglia di Dio; in questa famiglia avendo conosciuto il vero Padre, che si è fatto conoscere per sua sola grazia, possiamo chiamarci fratelli e sorelle! Col passare del tempo questa terminologia è andata un po’ annacquandosi, il suo concretissimo significato è andato sfumando: diciamo è un fratello o è una sorella ma, a volte, non ci rendiamo neanche conto di quello che diciamo.

Ma all’inizio non era proprio così, nonostante tutti gli errori, i tentennamenti, le cadute, le chiese avevano capito e vivevano la loro fratellanza; quello che li contrassegnava agli occhi degli altri era appunto la loro inattaccabile comunione, il loro amore reciproco saldo e genuino. Amore creato nella fede nell’unico Signore, rinunciare ad amarsi avrebbe voluto dire rinunciare anche alla fede, perché è un amore che nasce e cresce nella fede.

L’evangelo, fratelli e sorelle, è veramente una gran bella notizia, è per noi: insegna Dio nella misura in cui rende nuova l’umanità, nasconde Dio quando si vuole fare del Vangelo una teoria per accaparrarci la divinità. Che Iddio ci guidi nel discernimento.

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