Comunità ebraiche insieme per i corridoi umanitari
29 gennaio 2020
La comunità ebraica di Milano ha accolto ieri una famiglia giunta in Italia con il progetto delle chiese protestanti e di sant'Egidio. Si allarga così la platea delle comunità di fede che collaborano per salvar vite
In fuga dalla Siria distrutta dal conflitto e dopo un periodo nei campi profughi libanesi, la famiglia Almohammad – due genitori con quattro bambini e un parente al seguito – ha trovato a Milano un luogo sicuro.
A dare ai sette accoglienza, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) e la Comunità ebraica di Milano, che, sostenendo il progetto dei corridoi umanitari promosso nel 2016 da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese, hanno scelto di dare il proprio contributo per dare asilo a una famiglia segnata dalla guerra.
Un gesto concreto di solidarietà che si aggiunge alle altre iniziative messe in campo dal mondo ebraico italiano nel segno dell’accoglienza. «Sono molti i passaggi della Torah in cui si fa riferimento all’obbligo di aiutare il prossimo, il forestiero. "Se il tuo fratello impoverirà… lo dovrai sostenere: che sia straniero o residente, una volta che viva con te” (Lev. 25,35). È evidente dalle ultime parole che il termine “fratello” iniziale deve avere un’accezione universale. Il malessere di chi arriva da fuori è un punto sensibile per gli ebrei, sollecitati come siamo dalla nostra stessa esperienza storica. Su queste basi è nato l’impegno dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a sostegno delle comunità che attuano progetti a favore di migranti e rifugiati» spiega il vicepresidente Ucei Giorgio Mortara.
L’iniziativa è pensata quale ideale prosecuzione del lavoro svolto in questo senso già da anni sul territorio dalle comunità ebraiche di Firenze, Torino e Milano e di incentivare la nascita di nuove iniziative in altre realtà. L’obiettivo finale è quello di creare una rete di sussidiarietà e aiuto per migliorare le condizioni di queste persone in grande difficoltà e contribuire alla loro integrazione, contando anche sulla collaborazione con le strutture sociosanitarie e con altre organizzazioni e di volontariato sociale, al fine di aumentare l’offerta di aiuto.
Naturale era quindi la collaborazione con le organizzazioni che promuovono i Corridoi Umanitari con le quali le comunità ebraiche già interagiscono a livello locale come Sant’Egidio e la Tavola valdese.
La famiglia siriana – musulmani di Aleppo – sarà ospitata in un appartamento nella zona sud della città: l’accoglienza diffusa rappresenta un elemento decisivo di un progetto, totalmente autofinanziato, che sta favorendo l’inserimento dei profughi arrivati nel tessuto civile e sociale del Paese, nel circuito scolastico per i minori e in quello lavorativo per gli adulti.
«A Firenze vengono ospitati minorenni non accompagnati, a Torino è stata accolta una famiglia e il progetto si sta ampliando in collaborazione con la tavola valdese; a Milano è stata costituita una rete, “Una mano per” coordinata da Claudia Bagnarelli, che mette insieme le diverse associazioni ebraiche e che ha come impegno comune la solidarietà», spiega Mortara, sottolineando che l’accoglienza della famiglia Almohammad fa parte di un percorso articolato.
«La Comunità ebraica di Milano è sempre pronta a mettersi in gioco quando si tratta di aiutare attivamente il prossimo. – sottolinea Milo Hasbani, presidente della Comunità stessa, – Ringrazio la comunità di Sant‘Egidio per averci nuovamente dato l’opportunità di farlo con questa famiglia siriana con quattro bambini piccoli. Spero che questo esempio possa essere seguito anche da altri, abbiamo coinvolto varie Associazioni Ebraiche, come il Bene Berith, l’AME, il volontariato Federica Sharon Biazzi Onlus e i movimenti giovanili della Comunità ebraica Hashomer Hatzair e Benè Akiva e Joy, tutti con un grande bagaglio di esperienze nel campo del volontariato».
Per Giorgio Del Zanna della Comunità di Sant’Egidio «occorre unire le forze per rispondere a una duplice crisi epocale, la guerra in Siria e l’incapacità delle nazioni europee di dare risposte adeguate all’immigrazione. In un clima segnato dalla logica dei muri e dell’antisemitismo crescente una risposta efficace è l’amicizia solidale di comunità di credenti che si uniscono per costruire ponti: è in questo spirito che ebrei e cristiani accolgono questa famiglia musulmana».