Accostarci a Dio per ricevere misericordia e grazia
15 gennaio 2020
Un giorno una parola – commento a Ebrei 4, 16
Il Signore disse a Gedeone: «Sta’ in pace, non temere, non morirai!». Allora Gedeone costruì un altare al Signore e lo chiamò Signore-Pace
Giudici 6, 23-24
Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno
Ebrei 4, 16
Come ci si accosta al trono di un sovrano o di una sovrana? Al tempo delle grandi monarchie assolute, chi si accostava al trono doveva farlo con soggezione, con timore. Tanto più dovremmo provare timore e soggezione noi accostandoci al trono di Dio. Invece, questo versetto ci invita ad accostarci al trono di grazia con fiducia, con coraggio. Perché, come nell’antico Israele il sommo sacerdote era il mediatore fra il popolo e Dio, ora abbiamo in Gesù Cristo il sommo sacerdote che fa da mediatore fra noi e Dio. Anzi, l’autore della lettera agli Ebrei dirà più avanti che Gesù Cristo, con il suo sacrificio, ha condotto gli esseri umani attraverso la cortina del Tempio, quella che separava l’umano dal divino. Dunque noi, esseri imperfetti, peccatori, siamo incoraggiati a rivolgerci direttamente a Dio nella preghiera, per ottenere misericordia e grazia, con la certezza che saremo soccorsi.
Misericordia e grazia: misericordia, perché Dio ha pietà di noi e non ci dà quello che ci meritiamo; grazia, perché Dio ci perdona e ci concede quello che non meritiamo.
È necessario però che la preghiera sia sempre preceduta dalla consapevolezza della nostra indegnità e lontananza dalla gloria divina, e che crediamo fermamente che solo attraverso la morte e resurrezione di Gesù Cristo Dio ci perdona, ci accoglie e ci ascolta. Dio ascolta sempre, anche se talvolta il suo aiuto viene in maniera diversa da quanto ci aspettavamo: “al momento opportuno”, cioè nella maniera più appropriata, più conveniente per noi.
Quindi possiamo rivolgerci a Dio con una preghiera coraggiosa: parlando con Dio con parole semplici, confidandogli i nostri bisogni, le nostre ansie e paure, così come parleremmo a nostra madre, a nostro padre, o al compagno o compagna della nostra vita; fiduciosi che saremo ascoltati e confortati.