Tre S come Speranza
18 dicembre 2019
Sindaci, Sindacati, Salvaguardia: tre termini che nelle ultime settimane paiono riacquistare centralità
Durante il ventennio (!) che lo vide al governo, Berlusconi aveva sintetizzato come punti importanti del suo programma, in particolare per la scuola e la formazione, le famose 3 I: Inglese, Impresa, Internet. Punti importanti, certo, ma assolutamente non decisivi per lo sviluppo e la crescita, di cui tutti politici parlano molto e concludono poco (e non solo Berlusconi!)
In queste settimane, seguendo le tante e affollatissime manifestazioni, mi sono domandato quali parole potrebbero esprimere oggi i segni di speranza che abbiamo percepito nelle piazze di nuovo piene di folla e quindi di politica diversa dal solito bla bla televisivo. Ho trovato 3 parole che iniziano con la S di speranza: Sindaci, Sindacato, Salvaguardia.
Innanzitutto i 600 sindaci, con il loro corteo a Milano a sostegno della senatrice Liliana Segre: in questo, come in altri momenti gravi, i sindaci hanno dimostrato di essere un forte baluardo democratico contro il moltiplicarsi di episodi razzisti e la crescita di un nuovo fascismo. Significativa è stata l'immediata solidarietà verso la senatrice alla quale molti comuni (fra i primi anche Torre Pellice) hanno offerto la cittadinanza onoraria.
La seconda parola, però con molti dubbi è sindacato. Quale speranza può venire da un' organizzazione che è stata toppo assente e spesso incapace di interpretare le trasformazioni del lavoro, debole, sprovveduta di fronte alle centinaia di rapporti di lavoro diversi, per lo più in nero, e ovviamente con aumento dello sfruttamento che c'era in fabbrica, fine dei contratti nazionali... E allora perché dire che anche da parte del sindacato ci sono segni di risveglio? Perché, proprio nei giorni scorsi, la prima volta, da tempo, si intravede, anche nelle parole del segretario della Cgil, la possibilità che il sindacato, con le imprese e il governo, formulino una prospettiva complessiva , un vero piano, che metta al primo posto il lavoro, anzi il binomio lavoro- ambiente , perché non è accettabile che si debba morire per salvaguardare il lavoro e non è inevitabile che un' acciaieria, per funzionare, debba inquinare e uccidere... Non basta dire che Taranto è il più importante centro per l'acciaio in Europa, non basta, anche se è prioritario, battersi contro gli “esuberi” (parola ipocrita per non dire licenziamenti), bisogna sapere quale politica industriale intende avere nel prossimo futuro l'Italia, il nostro governo nel contesto europeo. Se tra qualche anno i più ricchi andranno in vacanza nello spazio e già oggi si fanno meraviglie (molte inutili!)) con l'intelligenza artificiale, non è possibile che, facendo tutti la propria parte, governo, mondo delle imprese Sindacato, non si riesca a realizzare un vero piano del lavoro coordinato, capace di produrre ricchezza ma anche di trattenere in Italia le multinazionali e i laureati? Un po' di Speranza dunque anche per il Sindacato, la cui esistenza è essenziale per la democrazia, nel suo essere un fondamentale “organismo intermedio” tra lavoratori, disoccupati, governo. Il sindacato può battersi perché ci siano investimenti per il lavoro, non per il posto di lavoro o per il reddito di cittadinanza, comunque precari se non si produce ricchezza e ci si illude di trovarla in mirabolanti recuperi delle tasse da chi evade il fisco.
Vicinissima al lavoro e ai giovani è la parola salvaguardia (del creato, dalla piccola frana ai ghiacciai) questa sì piena di speranza, come è stato gridato in tutta Europa nelle manifestazioni, a volte enormi e con la presenza di tutte le età ma in particolare di quella scolastica, quella di Greta, la ragazza svedese, da cui è partito tutto il movimento, che accusa i potenti di aver rubato ai giovani il futuro e impone la fine, ma sul serio, dell'inquinamento, se non si vuole la morte del pianeta...Troppe volte le grandi potenze hanno stabilito scadenze, percentuali di anidride carbonica nell'aria da non superare, multe.. Poi, per un motivo o per l'altro, alcuni stati (tra i più forti, dalla Cina agli Stati Uniti, alla Russia) cancellavano gli accordi, allungavano i termini, vanificavano gli sforzi dei paesi virtuosi. Adesso Basta! gridano in centinaia di migliaia nelle piazze. E lo dicono senza peli sulla lingua anche all'Onu, ai “potenti”. Non credevamo più che sarebbe successo. Perciò la Speranza non è morta…
Ho parlato di 3 parole per indicare qualche segno positivo, qualche sintomo di risveglio, di risalita. Senza troppe illusioni ma neanche sempre negativi o distruttivi. Termino con un'altra parola che inizia con la e S e che non si può ignorare, quale che sia il suo futuro: Sardine. Un movimento, non un partito (speriamo che resista come tale) un movimento politico, non partitico, che si dichiara antifascista, canta bella ciao ma anche bomba non bomba… Un movimento sul quale é opportuno, per adesso non dire niente e cercare di capire. Costituito non da leader carismatici, non da pezzi di partiti o correnti o rifondazioni varie. Movimento di persone, non di militanti (anche se i militanti ci sono, specie quelli di altri tempi), di famiglie con bambini, di gente che vuole prima di tutto una politica non becera, un buon governo, un paese senza odio dove sia bello vivere. Di movimenti in Italia ne abbiamo visti tanti nascere, fare una bella fiammata e spegnersi presto. Si va dagli indiani metropolitani, ai girotondi, ai fazzoletti viola, ai grillini. Anche sui rapporti tra movimenti e partiti si è detto tutto e il contrario di tutto.
Qundo però una sardina sfila nel corteo con un cartello che afferma « meglio le sardine sott' olio che sott'odio» penso che in un movimento, come anche in un partito, quando c'è l'ironia e soprattutto l'autoironia, questo è già un buon segno di Speranza.
Foto di Andrew Gustar