Campagna Stop F-35: «Governo e Parlamento ci ricevano e fermino il programma dei cacciabombardieri»
08 ottobre 2019
Dopo le rivelazioni di stampa secondo cui il premier Conte avrebbe confermato agli USA l’acquisto di tutti gli aerei, la mobilitazione contro i cacciabombardieri chiede a Governo e Parlamento di non cedere alle pressioni statunitensi
Secondo notizie di stampa nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte avrebbe rassicurato il Segretario di Stato USA Mike Pompeo su una prosecuzione senza ripensamenti della partecipazione italiana al programma per i caccia F-35. Un acquisto che verrebbe dunque confermato integralmente per un totale di 90 velivoli, anche se in seguito all’uscita di queste notizie fonti da Palazzo Chigi hanno precisato che il Presidente Conte sarebbe «d’accordo con una rinegoziazione». Notizie che si rincorrono proprio nei giorni che vedono per la prima volta sei F-35 italiani schierati in Islanda per un'operazione congiunta con la NATO a protezione dello spazio aereo alleato.
La Campagna “Stop F-35 - Taglia le Ali alle Armi” (promossa da Sbilanciamoci, Rete della pace e Rete Disarmo) esprime la propria forte preoccupazione per le notizie di queste ore e chiede dunque a Governo e Parlamento italiano di evitare di cedere alle pressioni statunitensi. Ecco il testo completo del comunicato:
«E’ invece necessario andare a ridiscutere la partecipazione del nostro Paese a questo programma di armamento dal costo miliardario e con gravi problematiche tecniche, strategiche e produttive. Chiediamo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di esprimere chiaramente e definitivamente la posizione del Governo, considerando che ormai da tempo dovrebbe essere arrivato sulla sua scrivania un dossier con costi, prospettive e possibili decisioni sul futuro degli F-35 elaborato dall’ex-Ministra della Difesa Elisabetta Trenta.
Se sommiamo velivoli già ultimati e consegnati, quelli in corso di costruzione e quelli per i quali si è già firmato un primo contratto di pre-produzione siamo già ora a quota 28 aerei confermati e da pagare integralmente (circa 4 miliardi di spesa). L’Italia, secondo i piani di acquisizione definiti ormai oltre sei anni fa, dovrebbe acquisirne in tutto 90: se il Governo cedesse alle richieste USA ne dovremmo così comprare altri 62, con un esborso ulteriore di oltre 10 miliardi di euro. Un’ipotesi che la nostra Campagna respinge e critica con forza.
“L'Italia si fermi ed eviti di spendere altri 10 miliardi per un cacciabombardiere che è tutt’altro che meramente difensivo, ma è invece pensato per una guerra d’attacco e per trasportare ordigni nucleari” ricorda il portavoce di Sbilanciamoci, Giulio Marcon. “Un progetto militare che, oltre alle problematiche tecniche, ha come conseguenza l’innalzamento delle tensioni e dei rischi di conflitto, di certo non pace e sicurezza”.
Si tratta di risorse bruciate insensatamente in un momento di crisi e di scelte difficili e dolorose per quanto riguarda la spesa pubblica. Sergio Bassoli, coordinatore della Rete della Pace, afferma: “Quei fondi potrebbero sicuramente essere meglio utilizzati per il lavoro, per mettere in sicurezza migliaia di scuole, per la lotta al dissesto idrogeologico”. Tutte scelte alternative di investimento che le organizzazioni della società civile hanno da sempre sottolineato e promosso fin dall’inizio delle azioni contro i caccia F-35, in particolare dal voto definitivo che ha dato avvio all’acquisto avvenuto nell’aprile 2019.
La Campagna “Stop F-35” ribadisce dunque anche oggi la propria richiesta di un blocco immediato e completo del programma. “Chiediamo di essere ricevuti dai gruppi parlamentari e dal Governo”, afferma Francesco Vignarca coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo “soprattutto per sapere per quale motivo Governo attuale e quelli precedenti non abbiano mai dato attuazione alla Mozione parlamentare Scanu del 2014 che impegnava l'Esecutivo a dimezzare il budget di spesa per il progetto F-35. Una decisione sovrana del Parlamento che è rimasta lettera morta, anche grazie alla enorme opacità sui fondi e i contratti relativi agli F-35”.
Sbilanciamoci, Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace hanno rilanciato da alcune settimane la campagna comunicativa e di mobilitazione contro gli F-35. E' urgente fermare questo folle spreco di risorse pubbliche per indirizzarle invece verso il lavoro, l'ambiente, il welfare».
Nel marzo di quest'anno la Federazione delle chiese evangeliche in Italia in collaborazione proprio con la Rete italiana per il disarmo e altri attori quali Pax Christi, la Commissione Globalizzazione e Ambiente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia(Glam), Fondazione Finanza Etica, Movimento Politico per l’Unità e Movimento dei Focolari, Ufficio Nazionale per i Problemi sociali e il Lavoro della C.E.I. eUfficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della C.E.I., si è fatta promotore di un importante convegno sulla necessità di un'economia di Pace, con un documento finale approvato che è possibile consultare qui.