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Perseverare nella fede

Un giorno una parola – commento a Colossesi 1, 23

La giustizia seguirai, affinché tu viva
Deuteronomio 16, 20

Perseverate nella fede, fondati e saldi e senza lasciarvi smuovere dalla speranza del vangelo che avete ascoltato, il quale è stato predicato a ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato servitore
Colossesi 1, 23

La perseveranza non è certo una dote che vada per la maggiore di questi tempi, anzi talvolta c’è la tendenza a vederla se non proprio come un difetto, almeno come un vezzo d’altri tempi, che puzza di stantio. Oggi bisogna essere pronti a cambiare, a lasciare il conosciuto per tentare vie nuove, a tuffarsi senza rimpianti nella corrente sempre più impetuosa in cui naviga tutto questo mondo. Oggi bisogna lasciar perdere ciò che abbiamo ricevuto da ieri, le tradizioni, ciò che riceviamo da chi ci ha preceduto. Oggi bisogna buttarsi sulla spontaneità, cercare la novità ad ogni costo. Certo che non ci può essere posto per la perseveranza: la perseveranza è un triste retaggio del passato, adatta giusto per qualche nostalgico. La perseveranza è noia, il magico momento del presente è l’unica cosa che conta!

La perseveranza non è certo una dote che vada per la maggiore di questi tempi, ma anche se l’apostolo l’ha pronunciata secoli fa nella sua lettera, possiamo comunque prenderla in considerazione per la riflessione di oggi. L’apostolo parla di perseveranza con un riguardo particolare per la vita di fede, ma non per rinchiuderla in una bolla che vive fuori dallo scorrere del tempo, né per definirla come una serie di rituali immutabili in cui rifugiarsi quando il resto del mondo sembra scorrere troppo velocemente. L’apostolo parla di perseveranza per affermare che la vita di fede di un credente ha una salda ancora nel passato, costituita dalla scelta che da sempre il Signore ha compiuto nei confronti degli esseri umani, scelta più che mai ribadita nell’opera e nella parola di Gesù, che sono al centro della predicazione cristiana. L’apostolo parla di perseveranza per affermare che la fede non si esaurisce in un istante, ma può guardare con speranza al futuro, può confessare di avere un domani non in se stessa, ma nelle promesse pronunciate dal Signore. Ma proprio perché persevera nel passato e nel futuro, la fede dà un senso nuovo al fuggente oggi: l’oggi non è un vago e indistinto periodo di tempo che passa, ma il momento centrale per vivere nel mondo la nostra vocazione, l’occasione per accogliere la decisione di vita di Dio per noi, decisione antichissima, eppure sempre presente e pronta ad aprirci al futuro.

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