Grazia, sovrabbondante e gratuita
02 settembre 2019
Un giorno una parola – commento a Esodo 33, 19
Dice il Signore: «Farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà»
Esodo 33, 19
Non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia
Romani 3, 22-24
È un Dio capriccioso quello che parla nel libro dell’Esodo, Dio pellegrino, itinerante con il suo popolo accampato sotto le tende, popolo fragile incline all’infedeltà? Se interpretata nel senso dell’arbitrio divino, ben s’addice questa immagine all’idea, ampiamente in voga, di volta in volta fatta propria dai credenti come dai non credenti, di un Signore indecifrabile che elargisce favori e benevolenze a suo piacimento, secondo insindacabile giudizio. È vero il contrario. Quelle parole sono fondamento anticipatore di quella grazia, sovrabbondante e gratuita, con la quale Dio ci salvò in Cristo e che è pietra miliare dell’evangelo. Una sovrabbondanza e una gratuità umanamente difficili da comprendere e ancor più da esercitare in un’etica incurante della logica del dare per avere, dell’utile e del merito.
Il contesto in cui sono inserite le parole oggi proposte per la nostra riflessione dal lezionario “Un giorno una parola”, richiamano, invece, al Dio prossimo, vicino all’umanità, preoccupato del suo destino. I versi che precedono vedono Mosè implorare il Signore di vedere la Sua gloria e la risposta è: farò passare davanti a te tutta la mia bontà, tutta la mia gloria, poi ti coprirò con la mia mano e tu “mi vedrai da dietro”. A Mosè, che vuole la certezza di una presenza, fisica, tangibile, Dio replica come il Gesù giovanneo: sono i segni della Sua misericordia lasciati lungo il cammino della storia che tracciano il cammino della salvezza. Così che nel capitolo successivo, nonostante il tradimento del vitello d’oro, Dio rinnova il patto con il popolo d’Israele. Dandoci dimostrazione della sua grazia donata e perciò razionalmente assurda e di una giustizia non ristretta nella dimensione processuale della colpa e punizione, ma volta a ristabilire un rapporto, una relazione d’amore, di fiducia, di compassione e confidenza spezzata dall’inganno dell’idolatria dove gli esseri umani restano soli.