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I nuovi samaritani

Più di 100 persone all'incontro sul tema delle migrazioni promosso da Mediterranean Hope-Fcei e dalla Diaconia valdese a Torre Pellice. Al centro dell'evento le testimonianze di due Ong, Open Arms e Sea-Watch, e di un "pastore di frontiera" dagli Stati Uniti

Sala gremita ieri, lunedì 26 agosto, alla Galleria Scroppo di Torre Pellice, per l’incontro “Invece un samaritano lo vide e ne ebbe compassione”, promosso da Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e dalla Diaconia Valdese.

Al centro dell’evento l’esperienza di chi vive le frontiere ogni giorno: le organizzazioni non governative, cioè Sea-Watch e Open Arms, con le quali Mh collabora da alcuni anni, e altre testimonianze di accoglienza e soccorso, come quella al confine tra Stati Uniti e Messico del pastore Randy Mayer della Good Shepherd United Church of Christ.

Esperienze che hanno in comune la volontà di aiutare gli altri. Avvicinarsi a chi ci è prossimo, essere come il buon samaritano invece di passare oltre, secondo Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, che ha ricordato come «la nostra vocazione» sia quella di «avere uno sguardo empatico, commosso, che si traduce in avvicinamento, che avvicina, che si fa prossimo» da contrapporre allo sguardo indifferente, «anzi più che indifferente» di chi guarda e passa.

E oggi il prossimo è rappresentato spesso da chi migra, da chi attraversa il mare e il deserto in cerca di un futuro migliore o anche solo di un futuro, quale che esso sia.

«Trent’anni fa è stato Jerry Maslo ad aprirci gli occhi con la sua morte – ha detto Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope – ed era un pastore protestante, che scappava non dal comunismo ma dal razzismo. Oggi, viviamo tempi infernali: pensiamo a Rosarno, dove i braccianti lavorano e sono trattati come schiavi». Proprio nella Piana di Gioia Tauro, in Calabria, partirà un nuovo progetto di Mediterranean Hope per l’assistenza ai migranti e ai lavoratori sfruttati.

A fianco di questa nuova attività, proseguirà poi l’impegno al fianco delle Ong: la spagnola Open Arms e la tedesca Sea-watch, in primis. Riccardo Gatti, capo missione di Open Arms, ha inviato un video messaggio all’assemblea, ricordando tra l’altro il contributo essenziale di MH a Lampedusa, in supporto e a sostegno delle operazioni di salvataggio della imbarcazione della Ong. Anche Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch in Italia, ha ringraziato la comunità valdese e le Chiese protestanti per aver contribuito a «sfatare il mito dell’impossibilità dell’accoglienza». La collaborazione tra Chiese evangeliche e Ong, ha aggiunto la rappresentante di Sea-Watch, sarà anche al centro della campagna “La giusta rotta”, che vedrà protagoniste MH con Open Arms e Sea-Watch, nelle prossime settimane, con eventi in tutta Italia ed Europa.

Dal Mediterraneo a un’altra frontiera che miete purtroppo vittime quotidianamente: il deserto che attraversano le persone che cercano di raggiungere gli Stati Uniti. Randy Mayer è un «pastore di frontiera» che da anni – e lo sottolinea parlando di «quattro presidenti» nordamericani che hanno costruito muri, militarizzato interi territori e in buona sostanza criminalizzato le migrazioni in ogni modo – aiuta i gruppi di migranti, porta loro l’acqua, li accoglie nei rifugi organizzati dalle chiese e dagli attivisti in Arizona.

 

All’incontro, moderato da Marta Bernardini, operatrice di MH, hanno poi portato le loro testimonianze e voci sull’accoglienza Loretta Malan, responsabile dell’area migranti della Diaconia valdese e il pastore Ciccio Sciotto.

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