I corridoi umanitari alla Camera dei Deputati
02 luglio 2019
Importante convegno alla presenza di vari rappresentanti delle istituzioni per spiegare che un modello di accoglienza virtuoso esiste
I corridoi umanitari sbarcano alla Camera dei Deputati. Si è svolto ieri mattina nella Sala della Regina di Montecitorio l’incontro intitolato “Corridoi umanitari – Per un’ Europa solidale”, promosso da Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, con le realtà che hanno reso possibile il modello dei corridoi umanitari, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Caritas Italia. All’iniziativa hanno partecipato Emanuela Del Re, viceministra agli Affari esteri, Olivero Forti della Caritas italiana, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Il dibattito è stato moderato dalla giornalista di Repubblica Alessandra Ziniti.
«I corridoi sono un esempio virtuoso», ha detto il presidente della Camera Roberto Fico, introducendo l’incontro. Per Fico è importante una «condivisione delle responsabilità e degli oneri di chi giunge sul territorio europeo, soprattutto via mare. Occorre stabilire che chi, rifugiato o migrante, approdi in uno Stato membro qualsiasi, va preso in carico dall’Europa nel suo complesso e ciò richiede il superamento, non la semplice revisione, del Regolamento di Dublino attraverso l’abbandono del principio vigente dello stato di primo approdo e l’automatica redistribuzione tra tutti i Paesi europei».
Dunque l’iniziativa dei corridoi umanitari convince sempre di più. Lo ha ribadito anche la vice ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Emanuela Claudia Del Re, che ha ricordato la capacità dei corridoi di «comprendere un progetto di vita per le persone migranti». Secondo Del Re è necessario «Agire ora: corridoi umanitari per trasferire in modo protetto e legale decine di migliaia di migranti vulnerabili fuori dalla Libia. Si può fare, si deve fare, verso l’Italia e l’Europa. Ora è il tempo di agire».
Agire, però, in un contesto apparentemente sempre più ostile. Oliviero Forti di Caritas Italiana ha ricordato come «la percezione del fenomeno migratorio sia frutto della narrativa. E in Italia c’è la convinzione che i migranti siano il 25 per cento della popolazione, mentre sono circa l’8 per cento».
Ma proprio i corridoi possono rappresentare un modello anche simbolico, per invertire questa tendenza alla mistificazione del fenomeno migratorio e del suo impatto sulla popolazione autoctona: «l’Italia sa accogliere e integrare – ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio – , c’è generosità e umanità. Vediamo ogni giorno l’impatto positivo dei corridoi umanitari: borghi che rinascono, famiglie e associazioni che integrano. Lo affermiamo nel più alto luogo della nostra democrazia che è il Parlamento». Per questo, ha ricordato il rappresentante di Sant’Egidio, è stata lanciata la proposta di un unico, grande, corridoio umanitario europeo per evacuare la Libia e concedere almeno 50mila visti. Un progetto che proprio di recente ha anche raccolto l’interesse e il parere positivo del premier Giuseppe Conte.
L’implementazione dei corridoi è una richiesta molto forte e chiara da parte della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Perché si tratta di scegliere «la moralità», ha spiegato il presidente Luca Maria Negro, credere cioè «Non nei muri ma nei ponti, non nel primato di un popolo ma nella giustizia. Ecco dove sta la moralità: che però non sempre è nella legge». Il presidente della Fcei ha poi fatto esplicitamente riferimento alla vicenda Sea Watch e alla criminalizzazione delle Ong: «il buon samaritano non si volta dall’altra parte. Noi non accettiamo che si contrapponga un’accoglienza “buona”, quella dei corridoi umanitari, a una “cattiva”, di chi salva vite in mare. Se non ci sono vie legali di asilo e di accesso, migliaia di persone si affidano alle vie illegali».
Sul fronte delle esperienze internazionali, poi, Martin Doucet, consigliere e capo sezione Immigrazione dell’ambasciata del Canada in Italia, ha illustrato il modello della private sponsorship per i rifugiati in vigore in Canada, mentre Petra Hueck dell’International Catholic Migration Committee/Share Network, ha parlato dei programmi di sponsorship in Europa con uno sguardo al futuro.
Nel corso dell’incontro sono state ascoltate le testimonianze di alcune persone arrivate in Italia grazie ai corridoi umanitari e di alcune famiglie italiane che hanno offerto accoglienza. Tra di loro, la “nostra” Leen Shahda, 28 anni, siriana, fuggita da Damasco ed arrivata in Italia tre anni fa grazie al primo corridoio umanitario. Oggi lavora come mediatrice culturale e presta servizio proprio per la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia.
Infine, Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, promotore del convegno svoltosi questa mattina a Montecitorio, ha confermato la volontà dell’esecutivo di realizzare il corridoio umanitario europeo: «Da sei mesi stiamo lavorando affinché si realizzi un corridoio umanitario per mettere in salvo 50mila persone da quelli che sono campi di concentramento contemporanei libici dove esseri umani sono trattenuti in condizioni disperate da parte dei trafficanti di esseri umani. La Libia non è un porto sicuro».
Qui il video integrale del convegno di ieri 1° luglio: