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Casa Cares, seminario di animazione teologica della Cevaa

Un momento intenso di formazione, condivisione e creazione di legami

Dal 5 al 7 aprile si è tenuto a Casa Cares (Reggello) un Seminario promosso dal Comitato italiano per la Cevaa (Communauté d’Églises en mission), dal titolo accattivante, «Animazione teologica, questa sconosciuta?». Lo scopo era permettere di provare, o riprovare, a pregare, studiare, riflettere con l’ausilio dell’animazione teologica. Lo sforzo organizzativo deve essere stato notevole e di questo ringraziamo tutti/e e ciascuno/a dei componenti del Comitato italiano. Il luogo che ci ha ospitati era incantevole e particolarmente adatto: una vallata bellissima, il cui panorama era tale da trasmettere serenità e pace, ospiti di una Casa dove siamo stati coccolati con gentilezza e ottimo cibo. Hanno partecipato poco più di cinquanta persone di tutte le età: uomini e donne, giovani e meno giovani, diaconi e diacone, pastori e pastore, membri di chiesa; persone di cultura, età anagrafica, provenienza geografica e denominazionale differenti hanno potuto vivere insieme, con grande armonia, gli intensi momenti di formazione e di culto, di gioco e di lavoro, di dialogo, canto e preghiera. Attorno ai lavori, molto intensi, sono nate nuove amicizie, favorite anche dall’attività «A tu per tu», che ha scandito costantemente le sessioni, e che consisteva nel dialogare per 10 minuti con un/una partecipante poco conosciuto/a o addirittura sconosciuto/a su una domanda posta a tutti a partire da un versetto del capitolo 55 del profeta Isaia, che ha costituito una sorta di fil rouge della sessione.

Nemmeno 48 ore, ma davvero intensissime, nelle quali si sono alternati momenti di culto, gestiti da alcuni partecipanti di volta in volta diversi, a momenti di formazione tenuti da Annelise Maire, animatrice svizzera, e attività di gioco e di formazione condotte dal pastore valdese Daniele Bouchard, a momenti di preghiera che erano personali e collettivi contemporaneamente. Abbiamo molto giocato, molto riso, molto pregato, anche se a qualcuno/a di noi è mancato qualche momento di canto in più.

Divisi in gruppi di 5 persone, abbiamo anche studiato e “animato” alcuni passi biblici, che hanno dato vita a un successivo confronto di tutti e tutte sul tema della comunità dei credenti (come sono le nostre e come le vorremmo, come la Parola ci indica che dovrebbero o non dovrebbero essere) e sulla nostra personale adesione al progetto di Dio, che ci vede attori protagonisti (benché spesso recalcitranti).

Abbiamo toccato con mano quanto l’animazione teologica possa essere uno strumento molto profondo di approccio alla Bibbia, che permette di fare spazio all’azione dello Spirito, valorizzando contemporaneamente le diversità e permettendo a ognuno e ognuna di crescere nella fede. Uno strumento che ci responsabilizza di fronte agli altri, rendendoci tutti protagonisti, ma che contemporaneamente dona libertà di espressione a ognuno e ognuna creando un contesto in cui nessuno viene forzato, ma anche dove nessuno è escluso. Un metodo di studio e approfondimento che ci permette di sperimentare e alimentare la nostra fede con tutte le nostre facoltà, con l’intelligenza, ma anche con il cuore, con i nostri corpi e le nostre emozioni che per troppo tempo abbiamo negato, come se non fossero anch’essi e anch’esse un dono (prezioso!) che il Signore ci ha fatto, come se il messaggio evangelico non fosse rivolto a noi nella nostra interezza.

Si tratta di un approccio che non si pone come alternativo al classico studio biblico, ma come complementare: questi due strumenti, infatti, sono utili in contesti diversi o anche in momenti diversi all’interno della stessa comunità, perché ci permettono di approfondire aspetti distinti della nostra fede e della nostra spiritualità. Se il primo permette un accostamento più intellettuale alla Parola del Signore, il secondo si dimostra spesso l’unico possibile in contesti culturalmente variegati come sono molte delle nostre chiese. A Reggello abbiamo sperimentato ampiamente come l’animazione possa costituire un ponte, sul quale giovani e meno giovani, italofoni e francofoni, valdesi, metodisti, luterani, avventisti e battisti possano studiare e pregare insieme, in un clima di fiducia e condivisione reciproca.

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