Essere uomini e donne d’amore
12 marzo 2019
Un giorno una parola – commento a Romani 13, 10
Non concupire la moglie del tuo prossimo
Deuteronomio 5, 21
L’amore non fa nessun male al prossimo; l’amore quindi è l'adempimento della legge
Romani 13, 10
Spesso nelle mie riflessioni ritorna questo pensiero: «Per colui o colei che hanno messo Dio al centro della propria esistenza, i comandamenti non servono».
Ciò nasce da una serie di deduzioni: se Dio è Amore (cfr. 1 Gv 4,8) ed è nostro Padre, nonostante tutte le nostre umane capacità, la nostra vita deve dipanarsi nel segno dell’amore.
Vista l’incapacità dell’uomo a fare il bene, nessuna Legge rappresenterà un baluardo al male.
Se, di contro, l’amore caratterizzerà le nostre vite, non ruberò, non ammazzerò, non dirò falsa testimonianza etc. per il semplice fatto che per amore di Dio e del mio prossimo tutto ciò mi sarà impossibile (cfr. Lc 10, 27).
Spesso però, capita di sentire persone che, appunto, si ritengono giuste perché secondo una visione morale e soggettiva della vita operano in una sfera di onestà.
Anche a Gesù capitò la stessa cosa incontrando il giovane ricco (Mc 10, 17-27). Al suo interlocutore, che si riteneva giusto, il Signore Gesù fece notare che se pur era vero che egli non faceva ciò che è male agli occhi di Dio, era altrettanto vero che egli non faceva ciò che era bene agli occhi di Dio: egli osservava sì la Legge, ma non si applicava a praticare un amore vero e compassionevole verso gli altri.
Dunque, chi crede deve prestare attenzione non solo a ciò che fa, ma specialmente a ciò che nonfa, agendo in un’ottica d’amore e non in un’ottica di legalità religiosa.
La Scrittura ci avverte: «Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato» (Gc. 4, 17).
Che il Signore ci insegni a fare il bene, ovvero ci insegni a fare la sua volontà. Se così non fosse, anche l’espressione “sia fatta la tua volontà” non avrebbe senso e sarebbe un’espressione ipocrita e priva di ogni sostanza.
Disponiamo dunque, i nostri corpi e le nostre menti all’Amore.