
«Felici per lo sblocco ma resta molto da fare»
10 gennaio 2019
Federica Brizi del Programma rifugiati e migranti Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche racconta quale saranno i primi passi dell'accoglienza delle persone scese dalle navi a Malta
Dopo una notte di discussioni all’interno del Governo italiano, 10 persone fra le 49 presenti sulle due navi Sea Watch e Sea Eye lasciate vagare per oltre due settimane nel Mediterraneo, verranno dunque accolte nel nostro Paese, a seguito della disponibilità offerta dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e dalla Chiesa valdese.
Come siamo arrivati a questo risultato? Federica Brizi del Programma rifugiati e migranti Mediterranean Hope della Fcei, racconta ai microfoni di Radio Beckwith Evangelica che allo sblocco della situazione si è giunti «in virtù del lavoro fatto finora, della collaborazione sempre mostrata al nostro governo, e anche in virtù dunque dei programmi portati avanti in questi anni, come quello dei corridoi umanitari. Giorni fa Diaconia valdese e Federazione delle chiese evangeliche hanno ritenuto opportuno e importante far presente la volontà di farsi carico dell’accoglienza dei migranti e siamo lieti che la proposta sia stata accolta».
Il vice-premier Matteo Salvini ha voluto render immediatamente noto che tale operazione non graverà per nulla sulle casse pubbliche: «Significa che ovviamente l’accoglienza sarà totalmente a carico di Diaconia e Fcei attraverso i fondi dell’8 per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi e di donatori della Federazione delle chiese evangeliche– prosegue Brizi- e che quindi non ci sarà alcun contributo da parte dello Stato, come del resto già avviene con i Corridoi umanitari».
Per queste dieci persone ora inizia un percorso nuovo in Italia, sotto la tutela della Fcei e della Diaconia: «Il primo intervento da compiere – evidenzia Brizi- è far sentire queste persone in un luogo sicuro, dare loro il tempo per poter maturare questo cambiamento, render loro chiaro che avranno persone che saranno con loro nel percorso legale e di integrazione».
Rimane l’amaro in bocca per una gestione disastrosa e strumentale della situazione, con un salvataggio in extremis grazie ad una serie di nazioni che con ingiustificabile ritardo si sono infine decise a far la propria parte, accettando la redistribuzione delle persone migranti, rendendo straordinaria un’accoglienza ordinaria.
La logica della divisione dell'accoglienza delle persone fra tutti i Paesi europei appare la migliore situazione possibile, ma troppi sono i no da incassare. «Ci sono già programmi di redistribuzione europei, ma non messi in pratica concretamente quasi mai – conclude Brizi-. Bisognerebbe agire lì; le normative ci sono. Al contempo bisogna saper far fronte anche a situazioni contingenti di flussi migratori che non possono esser pianificate all’origine».