#United4Med. Le Ong tornano nel Mediterraneo
26 novembre 2018
Flotta umanitaria e manifesto congiunto. Naso (Fcei): «Oggi non sappiamo che cosa accade nel Mediterraneo centrale, e la presenza coordinata di diverse Oon ci offre uno sguardo su una situazione ad alto rischio»
Open Arms, battente bandiera spagnola, Sea-Watch 3 battente bandiera olandese, e Mare Jonio, battente il tricolore, sono salpate rispettivamente da Barcellona, Licata e dalla Corsica per una missione comune. Una flotta umanitaria, un manifesto comune e l’impegno a salvare vite secondo le leggi del mare, le convenzioni Search and rescue (Sar) e il diritto marittimo internazionale. A bordo del rimorchiatore Open Arms di Proactiva, Ong spagnola con cui la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha firmato un accordo di partenariato a maggio scorso, la collaboratrice Valeria Sottani, medico chirurgo esperta in pediatria d’emergenza e rianimazione.
«È evidente la necessità di una stretta collaborazione tra le organizzazioni e le iniziative di volontari attivi nel Mediterraneo. In mare, le trasmissioni radio riflettono un’attività di sbarchi ancora intensa, ma di cui non si parla più, e con un’importante perdita di chance di salvataggio» ha dichiarato all’agenzia stampa Nev Sottani, direttamente dall’Open Arms, dopo aver raggiunto le acque fra Malta e la Tunisia, su un mare finalmente calmo dopo tre giorni di viaggio e burrasca.
«Questa nuova missione è una buona cosa che, come Fcei, per quanto abbiamo potuto, abbiamo incoraggiato e sosteniamo» ha commentato il coordinatore del programma rifugiati e migranti della Fcei Mediterranean Hope (MH), Paolo Naso, a poche ore dal rendez-vouzin Mediterraneo delle tre navi che hanno congiuntamente ripreso le operazioni di osservazione in zona Sar.
«Oggi non sappiamo che cosa accade nel Mediterraneo centrale, e la presenza coordinata di diverse Ong ci offre uno sguardo su una situazione ad alto rischio per quanti, fuggendo dall’inferno libico, si imbarcano alla ricerca di un approdo sicuro in Europa – ha dichiarato Naso -. Lo ha affermato ieri anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Uniti per i diritti umani denunciando il clima di intimidazione nei confronti delle Ong che operano nel Search and rescue nel Mediterraneo».
A supporto della missione, una quarta imbarcazione e due velivoli per il monitoraggio dal cielo, Moonbird e Colibrì; il primo, la cui attività è stata largamente finanziata da chiese evangeliche tedesche, il secondo, un piccolo aereo Mcr-4S a elica di Pilotes volontaires, con cui MH collabora.
Oggi, in contemporanea fra Barcellona e Roma, le Ong hanno presentato in conferenza stampa il Manifesto #United4Med: «Il Mediterraneo è diventato il confine più pericoloso al mondo con oltre 17.000 morti negli ultimi 5 anni – denuncia il manifesto -. Noi crediamo in un’Europa che accoglie, solidale, inclusiva, che abbia come priorità il rispetto e la difesa della vita e dei diritti nonché delle sue tradizioni democratiche e non ci rassegniamo all’idea che essa abbia rinunciato ai suoi principi e perso la sua umanità. Per questo abbiamo deciso di costruire un’alleanza per un’Europa solidale, in mare e a terra». Il documento, firmato congiuntamente da Proactiva, Mediterranea e Sea-Watch, inizia con una citazione di Martin Luther King «La vera misura di un uomo non si vede nei suoi momenti di comodità e convenienza, bensì tutte le volte in cui affronta le controversie e le sfide».
Intanto, come fa sapere l’Osservatorio MH di Lampedusa, continuano gli sbarchi: questa notte sono approdate sull’isola circa 100 persone partite dalla Libia.