Nuova fase delle relazioni cattolico-luterane
22 ottobre 2018
Il past. Martin Junge ha espresso grandi speranze sul dialogo multilaterale che si terrà l’anno prossimo tra i cinque firmatari della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione
«Non fermiamoci ora!», è stato il messaggio che il segretario generale della Federazione luterana mondiale (Flm), past. Martin Junge, ha rivolto in occasione del simposio accademico «Stili di dialogo - un simposio pubblico che segna il cinquecentenario della disputa di Lutero con Cajetan ad Augusta». L’incontro, svoltosi ad Augusta il 12 e il 13 ottobre scorso, è stato organizzato dalla Facoltà teologica cattolica dell’Università di Augusta.
Negli ultimi anni molti traguardi sono stati raggiunti nel dialogo ecumenico, ha detto Junge nel suo discorso. Nelle relazioni cattolico-luterane, la percezione reciproca non è definita dai conflitti avvenuti nel passato, ma piuttosto «dalla chiamata all’unità promessa e già data che si trova dinanzi a noi. È stato raggiunto un punto di svolta, le cose si stanno muovendo. Quindi c’è ragione di sperare e ci si aspetta che questa speranza sostenga e plasmi il nostro successivo dialogo. Non fermiamoci ora!».
Il dialogo multilaterale che si terrà l’anno prossimo tra i cinque firmatari della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione riempie Junge di grandi speranze, poiché ha un enorme potenziale. «La domanda chiave per il nostro incontro del prossimo anno è: quali implicazioni ecclesiali potrebbero derivare da cinque comunioni cristiane del mondo che concordano sulla questione che la salvezza ci viene data come un dono da parte di Dio?».
La speranza di Junge è che nei dialoghi futuri «possiamo essere ancora più incoraggiati di prima a cercare modi che consentano alle persone di ricevere la presenza salvifica di Cristo nel pane e nel vino». Ha aggiunto che il titolo per il lavoro futuro dovrebbe essere «Gesù guarisce: l’unità cresce. Un titolo meraviglioso per i prossimi anni di intenso lavoro teologico che ci attende! Propongo di farlo proprio e di portarlo nel cuore».
Junge ha anche chiesto un approccio al dialogo ecumenico che sia radicato e motivato dalla missione pastorale della chiesa. «L’unità non è fine a se stessa, perché la chiesa non è fine a se stessa. La chiesa, e dunque anche la sua unità, hanno la loro cornice generale di riferimento nell’amore di Dio che guarisce e che dà la vita al mondo, come rivelato in Gesù Cristo».
Questo approccio al dialogo è stato chiamato ecumenismo pastorale, e Junge ha detto di essere grato che l’epsressione sia stata usata nella dichiarazione congiunta firmata nella cattedrale di Lund da Papa Francesco e mons. Munib Younan, allora presidente della Federazione luterana mondiale.
«La Federazione luterana mondiale è pronta non solo a vivere un nuovo entusiasmante capitolo nelle relazioni ecumeniche, ma anche a svolgere un ruolo attivo», ha concluso Junge. «Mentre cerchiamo un’unità già data, il messaggio di salvezza di Cristo risplenda nuovamente in un’età che ne ha bisogno disperatamente. In definitiva, il punto è: dare a Dio solo la gloria per la vita in abbondanza che ci raggiunge in Cristo».