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Il Sinodo fa proprio il "Manifesto per l'accoglienza"

Un testo, quello della Fcei, apprezzato dall'assise delle chiese metodiste e valdesi 

«Denunciamo e critichiamo la campagna politica contro gli immigrati e i richiedenti a silo che a fronte di arrivi in diminuzione e perfettamente sostenibili in un quadro di solidarietà europea esaspera e drammatizza il dibattito pubblico», questo è uno dei tredici punti che compongono il «Manifesto per l’accoglienza»  che ieri pomeriggio il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha fatto proprio dopo un acceso dibattito.

Presentato lo scorso 8 agosto dal Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), il manifesto «afferma il diritto degli ultimi e delle persone a rischio – ha dichiarato la pastora valdese Maria Bonafede, membro del Consiglio della Fcei all’Agenzia stampa Nev, che cura l’ufficio stampa del Sinodo–. Riteniamo molto gravi l’odio e la xenofobia, propri del discorso politico del Governo italiano – ha rilevato Bonafede –. Questo manifesto è uno strumento prezioso che a partire dalle parole di Gesù ci ricorda non solo la nostra vocazione, ma anche il mandato biblico dell’amore per il nostro prossimo e per lo straniero».

«Ogni forma di razzismo è per noi un’eresia teologica» si legge infatti nel Manifesto, che si apre con alcune citazioni bibliche sull’accoglienza e sui diritti dello straniero.

Il Manifesto propone quattordici punti e nei quali si ribadiscono, da una parte affermazioni bibliche teologiche e dall’altra, richiami per affermare «la falsa contrapposizione tra accoglienza degli immigrati e bisogni degli italiani» invitando allo «scambio interculturale nel quadro dei principi della Costituzione; alla protezione internazionale e alla tutela dei diritti»; infine «la buona pratica dei corridoi umanitari».

Inoltre il documento invita a un «linguaggio rispettoso della dignità e a una presa di posizione contro xenofobia e razzismo e si denuncia l’esasperazione del dibattito pubblico sul tema delle migrazioni».

Gli ultimi due punti sono un appello alle chiese sorelle dell’Europa perché accolgano quote di richiedenti asilo e spingano i loro governi a promuovere politiche di condivisione dei flussi migratori in un quadro di solidarietà e responsabilità condivise, richiamando all’amore di Dio, che è più forte degli egoismi di individui e di nazioni. 

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